Ascesa
e caduta di un visionario contemporaneo – Il caso Shyamalan
A cura di David Salvaggio
E'
proprio vero che gli anni d'oro non sono eterni per nessuno. Un
esemplare vivente di tale affermazione è sicuramente il regista M.
Night Shyamalan, classe 1970. Quest'ultimo, infatti, vanta una
tetralogia di film di tutto rispetto, successi di critica e di
pubblico entrati ormai nell'immaginario collettivo. In particolare,
chi scrive si riferisce alla parte iniziale della carriera del
cineasta indiano naturalizzato statunitense. Nel 1999, infatti, “Il
sesto senso” esordisce nelle sale cinematografiche di tutto il
mondo, diventando un vero e proprio cult nel suo genere. Nonostante
un budget non proprio miliardario, questo thriller psicologico dalle
sfumature horror, anche grazie alla presenza di Bruce Willis e del
piccolo Haley Joel Osment, si rivela particolarmente riuscito e
riserva un indimenticabile colpo di scena nel finale. Willis viene
reclutato anche per il lavoro successivo di Shyamalan, ovvero
“Unbreakable – Il predestinato”. Il regista continua ad offrire
una scrittura di qualità, dimostra di saperci davvero fare coi colpi
di scena e realizza un film tutto da scoprire, pur continuando a non
ricorrere a spropositati budget. La stessa formula continua con
l'inimitabile “Signs” del 2002. Il regista non si limita soltanto
ad offrire un'altro grande intreccio narrativo, affidandosi a colossi
come Mel Gibson e Joaquin Phoenix. In questo film, Shyamalan riesce
anche a creare un'atmosfera di genere davvero incredibile, scandita
da una grande colonna sonora e contornata da un'ambientazione
semplicemente perfetta. Arriviamo, infine, al controverso “The
Village” del 2004. Chi scrive ritiene questa pellicola l'ultimo
lavoro davvero degno di nota del regista in questione. L'atmosfera di
un villaggio minacciato da forze oscure e misteriose viene resa
abbastanza bene e non manca la caratteristica principale dell'autore:
sorprendere lo spettatore con colpi di scena davvero inaspettati.
Purtroppo, dal 2006 in poi, Shyamalan cade in un baratro dal quale
soltanto adesso, in qualche modo, sembra risollevarsi. Il deludente
“Lady in the water” è soltanto l'inizio di una disatrosa caduta
che sembra non avere mai fine e che sembra coincidere con un fatto
curioso. Di lì a poco, infatti, Shyamalan sarebbe stato notato da
Hollywood e avrebbe avuto accesso a budget ritenuti assolutamente
impensabili per il suo standard. Ecco che quindi esce “E venne il
giorno”, film catastrofico tanto nel suo genere quanto nella
scrittura che lo contraddistingue. Successivamente, arriva “L'ultimo
dominatore dell'aria”, film fantasy tratto da una serie anime
giapponese che rende il regista assolutamente irriconoscibile agli
occhi del suo pubblico. E a peggiorare le cose arriva anche “After
Earth”, film di fantascienza che, con tutta la buona volontà, chi
scrive proprio non riesce a salvarlo. Non perchè il film in
questione sia brutto, semplicemente perchè rappresenta ancora una
volta la scomparsa dello Shyamalan che tutti conosciamo. Grandi
effetti speciali e la presenza di Will Smith e del figlio Jaden non
riescono a coprire una trama che poteva essere interessante ma che
non riesce davvero ad esserlo. L'incursione nel panorama delle serie
tv con “Wayward Pynes” non aiuta affatto e quasi finisce per
peggiorare ulteriormente le cose. Tuttavia, sembra che Shyamalan
abbia ancora qualche altra freccia da scoccare col suo arco. L'uscita
di “The Visit”, nel 2015, segna il ritorno del regista
all'utilizzo di bassi budget e sembra che, tra un'inquadratura e
l'altra e colpi di scena non proprio scontati, il regista indiano
sembra voler fare nuovamente capolino nel modo in cui tutti lo
conosciamo. L'uscita del recente “Split”, con uno straordinario
James McAvoy, soddisfa per certi versi e non per altri. E l'imminente
arrivo di “Glass”, cross-over tra “Split” e “Unbreakable”,
lascia assolutamente interdetti. Nell'ormai saturo mercato del cinema
sui supereroi, l'operazione del regista indiano mette più timore che
altro. Nell'attesa della sua uscita, chi scrivè è assolutamente
certo di una cosa: l'incremento del budget offerto da Hollywood ha
danneggiato irrimediabilmente l'estro creativo di Shyamalan, capace
di scatenarsi affidandosi semplicemente a mezzi più ridotti e a
scritture davvero incisive nella loro semplicità.