venerdì 30 agosto 2013

Metropolis - Recensione



METROPOLIS – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Metoroporisu
Regia: Rintarō
Cast (voci): Kei Kobayashi, Yuka Imoto, Kouki Okada, Tarô Ishida, Kôsei Tomita, Norio Wakamoto, Norihiro Inoue
Nazione: Giappone
Anno: 2001
Durata: 109 min.
Distribuzione: Sony Pictures
Disponibile per la vendita in Dvd

Osamu Tezuka è considerato una leggenda dell’animazione giapponese. Il mitico autore di “Astroboy” e di moltissime altre opere di successo si è spento il 9 febbraio del 1989, lasciando un vuoto incolmabile in Giappone. Tuttavia, il suo genio multiforme continua a fornire soggetti anche dopo la morte. Ispirandosi proprio a un suo manga, Rintarō dirige nel 2001 “Metropolis” e crea, senza troppi complimenti, un vero e proprio capolavoro che, nonostante tutto, mantiene dei lontani legami con l’omonima pellicola di Fritz Lang del 1927. Cominciamo dalla trama, che si ambienta, appunto, a Metropolis, gigantesca città strutturata su più livelli dove domina incontrastata la tecnologia. Gli esseri umani e i robot convivono ma non mancano forti tensioni sociali; la popolazione si sente sempre più rimpiazzata dalle macchine e questa protesta trova espressione in un gruppo di rivoltosi che agisce nell’ombra. E’ proprio in questo scenario che arrivano dal Giappone il detective Shunsaku Ban e suo nipote Kenichi; il loro compito è trovare ed arrestare il dottor Laughton, accusato di esperimenti e traffici illegali a livello internazionale. La loro indagine rivelerà le losche relazioni tra il dottore e il Duca Red, mosso da fini di supremazia sulla città, e li metterà in contatto con Tima, una ragazza androide creata da Laughton ignara della propria natura. Ma chi è, in realtà, questa ragazza? Perché il Duca è cosi’ interessato a lei? E perché Rock, figlio di Red, vuole ucciderla ad ogni costo? Mentre la costruzione del grattacielo Ziggurat viene ultimata e il destino della città si fa sempre più incerto, ogni interrogativo, alla fine, troverà una risposta. Sceneggiato dall’illustre Katsuhiro Ōtomo (autore dell’acclamato “Akira”), il film scorre a meraviglia e risulta curato nell’intreccio narrativo e nella caratterizzazione dei personaggi. Il Duca Red, per mezzo della tecnologia, vuole ottenere il potere e non si fa scrupoli a raggiungere il proprio obiettivo; suo figlio Rock, nonostante venga trattato male dal padre, lo ama e fa di tutto per proteggerlo. Crede che il progresso abbia annebbiato la mente del genitore e pensa che l’unico modo per salvarlo sia uccidere Tima. Proprio quest’ultima si rivela essere il personaggio più interessante. Fino alla fine, cerca di negare la propria natura e crede fermamente di essere umana; la scoperta della verità avrà per lei effetti devastanti e cambierà il corso degli eventi. Kenichi è un bambino puro di cuore che, dopo aver conosciuto la ragazza, farà di tutto per salvarla; tuttavia, è proprio lui, insieme al detective Shunsaku Ban, ad essere un po’ più trascurato dal punto di vista della caratterizzazione. Per quanto riguarda i temi, sono molti e se ne potrebbe parlare per ore: il progresso che diventa regresso, il confine sempre più labile tra uomo e macchina, il desiderio di potere a scapito dei più deboli e via dicendo. “Metropolis” eccelle anche dal punto di vista grafico. La computer grafica si fonde con il disegno tradizionale creando ambienti semplicemente magnifici, ricchi di colori e di tanta atmosfera; il design dei personaggi può ricordare quello di “Astroboy” (cosi’ come altri echi narrativi) e risulta caratteristico e particolare. Bellissima anche la colonna sonora, che mescola pezzi jazz e riuscite melodie d’atmosfera. In conclusione, “Metropolis” è un capolavoro dell’animazione giapponese assolutamente imperdibile e curatissimo tanto nella confezione quanto nel contenuto.

IL MIO VOTO: 9/10

Nessun commento:

Posta un commento