martedì 30 luglio 2013

Ninja Scroll - Recensione



NINJA SCROLL - GLI OTTO DEMONI DÌ KIMON
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Jūbee Ninpūchō
Regia: Yoshiaki Kawajiri
Cast (voci): Kōichi Yamadera, Emi Shinohara, Takeshi Aono
Nazione: Giappone
Anno: 1993
Durata: 87 min.
Distribuzione: Yamato Video
Disponibile per la vendita in Dvd

Il cinema d’animazione giapponese vanta molti nomi illustri. Tra questi spicca sicuramente anche Yoshiaki Kawajiri, regista famoso per la sua visionarietà e per altre famose opere. Mi riferisco, per esempio, a film come “La città delle bestie incantatrici” (1987), “Manie-Manie I racconti del labirinto” (1987, di cui ha curato l’episodio “L’uomo che correva”), “Demon City Shinjuku” (1988) e molti altri ancora. La cifra stilistica di Kawajiri, che prevede un’abbondante dose di erotismo, violenza, sangue e azione esplode letteralmente in “Ninja Scroll – Gli Otto Demoni di Kimon” del 1993, che, a livello mondiale, è uno dei maggiori esponenti dell’animazione giapponese, insieme a capolavori come “Akira” e “Ghost in the Shell”. Ispirandosi ai racconti di Futaro Yamada, il regista dirige una storia ambientata nel Giappone feudale che, pur non essendo originalissima nello spunto, risulta esemplare per la sua messa in scena e per il ritmo forsennato della narrazione. Il protagonista è l’abilissimo Jubei, samurai errante che si ritrova a dover affrontare otto letali demoni giunti nella zona dopo una violenta tempesta; nonostante l’aiuto del vecchio Dakuan e della bellissima Kagero, la lotta diventa sempre più dura e difficile. Specialmente se a capo dei nemici si trova Himuro Genma, vecchia conoscenza di Jubei ritornata misteriosamente dall’oltretomba e assolutamente privo di intenzioni pacifiche. La narrazione, scoprendo gradualmente le sue carte, si rivela meravigliosamente scorrevole e non annoia nemmeno per un minuto; complici gli innumerevoli scontri presenti nel film, sempre diversi ed emozionanti ma anche ricchi di sangue. Il solo utilizzo del disegno tradizionale e l’assenza della computer grafica rendono la pellicola ancora più affascinante dal punto di vista grafico; l’aspetto dei personaggi è molto curato cosi’ come i colori e le suggestive ambientazioni. I personaggi, insieme all’azione, sono un altro grande punto di forza dell’opera di Kawajiri. Nei protagonisti, tra l’ironico Jubei e l’ambiguo Dakuan, quella che si distingue maggiormente è Kagero, che, anche se in maniera esile, è la più tratteggiata dal punto di vista psicologico e rappresenta, con il suo corpo statuario, tutta la carica erotica voluta dal regista. A causa di una sua particolarità fisica (che non rivelerò) è incapace di darsi completamente a chi ama e nasconde la sua sofferenza dietro una durezza di carattere. Purtroppo, quando se ne rende conto, è troppo tardi e, proprio per questo, è probabilmente il personaggio più triste della storia. Gli otto demoni di Kimon sono uno più affascinante di un altro, diversi nell’aspetto e nella tecnica combattiva e, capeggiati dall’altrettanto letale Genma, sono un vero e proprio spettacolo. Per citarne alcuni: Tessai, demone capace di trasformarsi in roccia; Benisato, affascinante donna manipolatrice di serpenti; Shijima, capace di usare l’ombra a suo piacimento per sferrare letali attacchi e via dicendo. In conclusione, “Ninja Scroll” è un film d’azione assolutamente imperdibile per i fan del genere; sotto il profilo narrativo e psicologico, poteva essere sicuramente curato di più ma rimane migliore di molte altre pellicole del genere. Nel 2003 è uscita “Ninja Scroll: Il capitolo del gioiello del drago”, serie tv che, vedendo Kawajiri come sceneggiatore e non come regista, si basa proprio sul prodotto originale di 20 anni prima.

IL MIO VOTO: 7.5/10

lunedì 29 luglio 2013

G.I. Joe La Vendetta



G.I. JOE LA VENDETTA – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: G.I. Joe: Retaliation
Regia: Jon Chu
Cast: Dwayne Johnson, Bruce Willis, Ray Park, Byung-hun Lee, Jonathan Pryce, Channing Tatum, D. J. Cotrona, Adrianne Palicki
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Durata: 105 min.
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita (cinema): 28 marzo 2013
Disponibile per il noleggio in Dvd e Blu Ray. Disponibile per la vendita dal 21 agosto 2013

Il cinema contemporaneo, ultimamente, si serve spesso dell’industria dei giocattoli per ricavarne idee e soggetti. Tra questi spicca la saga dei “Transformers” della Hasbro, portati al cinema da Michael Bay in una trilogia ad alto tasso di spettacolarità che è diventata immediatamente una serie blockbuster di  grande successo. Nel 2009, è sempre la Hasbro a fornire un nuovo soggetto: si tratta dei G.I. Joe, un gruppo militare segreto che combatte il male utilizzando le tecnologie più avanzate. Il film, intitolato “G.I. Joe – La Nascita dei Cobra”, viene diretto da Stephen Sommers e, offrendo l’azione più sfrenata e travolgente, ottiene buoni incassi al botteghino e rende il sequel inevitabile. Dopo quattro anni arriva nelle sale, infatti, “G.I. Joe – La Vendetta”, diretto da Jon Chu e con un cast cambiato rispetto al predecessore. Nonostante queste variazioni, la sostanza del titolo rimane invariata. Ci troviamo di fronte a un film d’azione non stop che, pur non essendo spettacolare quanto il primo capitolo, intrattiene e diverte per oltre 90 minuti. Cominciamo dalla trama, che è strettamente collegata alla pellicola precedente. Zartan, che ha assunto le sembianze del presidente degli Stati Uniti, può attuare il folle piano dei Cobra: eliminare i G.I. Joe. Dopo un massiccio attacco militare a sorpresa, i Joe vengono quasi interamente sterminati; a sopravvivere sono soltanto in tre: il maggiore Roadblock, Lady Jaye e Flint. Gli unici obiettivi diventano vendicare i  propri compagni e sconfiggere il nemico, che, sotto il controllo di un ritrovato Cobra Commander, pianifica la conquista del pianeta. Tra vecchi nemici e nuovi alleati, conseguire la vittoria non sarà facile. Per poter apprezzare degnamente il film, è indispensabile guardarlo come un puro e semplice prodotto d’intrattenimento, che sfrutta la trama come pretesto per avviare una serie di sequenze d’azione ricche di adrenalina ed effetti speciali. Se vi aspettate qualcosa di più, potreste rimanerne delusi. Infatti, la sceneggiatura risulta piatta e banale; la narrazione, nel complesso, non offre niente di nuovo; la caratterizzazione dei personaggi, a parte qualche informazione frammentaria, è pressoché inesistente; le performance degli attori risultano spente e inespressive, soprattutto quella di Dwayne Johnson e del riciclato Bruce Willis. L’eccellenza del film sta proprio nelle scene d’azione, che offrono sparatorie, scontri corpo a corpo, esplosioni, duelli e molto altro ancora; tra queste, quella che spicca maggiormente è la sequenza sulle montagne, che, per coreografie e spettacolarità, è probabilmente la migliore. In definitiva, “G.I. Joe – La Vendetta”, considerando cosa è e cosa vuole essere, può ottenere una piena sufficienza ed è l’ideale per passare una serata di svago. Tuttavia, esattamente come il primo capitolo, rimane un banale film d’azione incapace di offrire una sostanza narrativa più corposa.

IL MIO VOTO: 6.5/10        

venerdì 19 luglio 2013

Into Darkness Star Trek - Recensione



INTO DARKNESS – STAR TREK
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Star Trek Into Darkness
Regia: J. J. Abrams
Cast: Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Benedict Cumberbatch, Simon Pegg, John Cho, Alice Eve, Bruce Greenwood    
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Durata: 132 min.
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita (cinema): 12 giugno 2013

La saga di “Star Trek”, creata da Gene Roddenberry nel 1966 e considerata un pilastro della storia della televisione, è un marchio che, ancora oggi, non conosce crisi. Dopo sei serie televisive e altrettante pellicole cinematografiche, ci pensa J. J. Abrams a rinfrescare la saga creando, nel 2009, “Star Trek Il futuro ha inizio”; questo film, che reinventa intelligentemente le origini del soggetto, ottiene un grande successo e pone le basi per un inevitabile sequel. Dopo quattro anni, infatti, arriva nelle sale di tutto il mondo l’atteso “Into Darkness Star Trek”, disponibile anche in 3D; fortunatamente, questo secondo film non ha nulla da invidiare al suo predecessore e, nonostante venga dato uno spazio leggermente maggiore all’azione, risulta molto curato sotto tutti i punti di vista. Iniziamo dalla trama, che si ispira per alcuni elementi alla pellicola “Star Trek II: L’ira di Khan” (1982) senza esserne un vero e proprio remake. L’equipaggio dell’ Enterprise deve fronteggiare un nemico tanto intelligente quanto spietato: si tratta del misterioso Khan, che, per motivi oscuri, cerca di distruggere in ogni modo la flotta stellare. Tuttavia, con l’incedere degli eventi, Khan non risulta essere l’unico nemico e per Kirk e Spock capire di chi potersi fidare diventa sempre più difficile. La trama, nonostante tutto, si rivela efficace e rende la pellicola, che supera la due ore di durata, molto scorrevole; la caratterizzazione dei personaggi effettuata nel primo film, complessivamente, rimane intatta e Spock si rivela ancora una volta il personaggio più interessante. Diviso tra la sua razionale natura vulcaniana e quella umana, difficilmente riesce a manifestare i propri sentimenti; nonostante effettui molteplici sforzi, non riesce a capire quando a prevalere deve essere l’istinto e non la ragione. La differenza ideologica con Kirk, che ne è il suo esatto opposto, si concretizza ancora una volta ma si ha l’impressione che l’alchimia presente nel primo film abbia perso colpi. Cumberbatch porta sullo schermo un cattivo perfetto. Potente e astuto, la sua azione non è mai guidata dal caso e la sua intelligenza si scontra con quella di Spock. Purtroppo, di altre performance non si può dire altrettanto; mi riferisco a Zoe Saldana e Alice Eve, che, complessivamente, offrono una prestazione incolore e portano sullo schermo personaggi dalla caratterizzazione anonima. Simon Pegg ci fa sorridere e porta, insieme al resto dell’equipaggio dell’Enterprise, una buona dose di ironia. Il comparto tecnico e le scene d’azione sono sicuramente uno dei punti di forza del film. Le ambientazioni e gli effetti speciali sono semplicemente magnifici e le scene d’azione sono avvincenti e ad alto tasso di spettacolarità. In conclusione e nonostante il leggero calo di brillantezza rispetto al predecessore, “Into Darkness Sta Trek” è assolutamente imperdibile per i fan della saga e altrettanto consigliato per i fan del genere. Possiamo solo sperare che questa nuova saga si mantenga su questo livello e che, con gli altri probabili sequel, non arrivi a una destinazione finale ormai frequente per i suoi simili: la riduzione ai minimi termini dell’intreccio narrativo e di tutti gli elementi ad esso collegati in favore dell’azione più sfrenata ed esagerata.

IL MIO VOTO: 8/10  

martedì 16 luglio 2013

Sword of the Stranger - Recensione



SWORD OF THE STRANGER – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Sutorenjia Mukōhadan
Regia: Masahiro Andō
Cast (voci): Tomoya Nagase, Yuuri Chinen, Kōichi Yamadera, Akio Ōtsuka, Naoto Takenaka, Unshou Ishizuka
Nazione: Giappone
Anno: 2007
Durata: 102 min.
Distribuzione: Dynit
Disponibile per la vendita in Dvd e Blu Ray

L’epoca feudale e i suoi personaggi è sempre stata una fonte inesauribile di soggetti per l’animazione giapponese e continua a esserlo ancora oggi. E’proprio nella sanguinosa epoca dei samurai che si svolge “Sword of the Stranger” di Masahiro Andō; arrivato in Italia con qualche anno di ritardo rispetto all’anno di uscita, trova addirittura una distribuzione in Blu Ray e gode dell’alta definizione. E’ opportuno dire che il film si presenta come un prodotto di puro intrattenimento ed è privo di una solida qualità tematica e contenutistica; tuttavia, si rivela piacevole da guardare grazie a due fattori: il discreto impianto tecnico e le avvincenti e spettacolari scene d’azione. Cominciamo dalla trama che, purtroppo, non brilla per originalità. Il samurai errante Senza Nome si ritrova a dover proteggere Kotaro, uno scontroso e misterioso bambino, da una fazione di crudeli sicari inviati dall’imperatore Ming; questi ultimi, ospiti di un signore locale, hanno degli oscuri progetti in serbo per il bambino e sembrano disposti a tutto pur di averlo. Gradualmente, i pericoli aumentano e per Senza Nome, dotato di un incredibile abilità combattiva, sarà sempre più difficile portare a termine la propria missione. A parte qualche prevedibile colpo di scena, la narrazione non presenta nulla di particolarmente innovativo e risulta abbastanza scontata in ogni suo aspetto. I personaggi sono molto stereotipati e la loro caratterizzazione appare poco curata; il passato di Senza Nome è ignoto e i pochi elementi a riguardo non vengono spiegati a dovere. Kotaro rappresenta una tipologia di bambino già vista in altri film e l’antagonista, per quanto affascinante, risulta essere il solito guerriero in cerca di un avversario alla sua altezza. Questi difetti narrativi, tuttavia, vengono controbilanciati da un buon ritmo e dal buon comparto tecnico; infatti, la pellicola scorre abbastanza bene per tutta la sua durata e non annoia affatto. Complici anche le spettacolari scene d’azione dove spicca, tra tutte, il pirotecnico e travolgente duello finale. Il lungometraggio è prodotto dallo studio Bones (produttore di molte famose serie televisive come “Wolf’s Rain”, “Eureka Seven” e “Fullmetal Alchemist”) e coniuga sapientemente il disegno tradizionale e la computer grafica; nonostante il design dei personaggi appaia approssimativo nei tratti fisici, le ambientazioni risultano curatissime, affascinanti, ricche di dettagli e colori. In conclusione, “Sword of the Stranger” raggiunge una piena sufficienza e, nonostante le abbondanti ma necessarie dosi di sangue presenti, si rivela un buon film d’intrattenimento. Se avesse avuto un impianto narrativo più solido e approfondito, avrebbe potuto raggiungere un voto più alto e competere degnamente con altri prodotti simili.

IL MIO VOTO: 6.5/10    

giovedì 11 luglio 2013

Il cacciatore di Giganti - Recensione



IL CACCIATORE DÌ GIGANTI – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Jack The Giant Slayer
Regia: Bryan Singer
Cast: Nicholas Hoult, Eleanor Tomlinson, Stanley Tucci, Ian McShane, Bill Nighy, Ewan McGregor    
Nazione: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 109 min.
Distribuzione: Warner Bros
Data di uscita (cinema): 28 marzo 2013
Disponibile a noleggio in Dvd e Blu Ray. Disponibile per la vendita dal 17 luglio 2013

Durante la sua storia, il cinema si è servito spesso dell’universo delle favole. Questa tendenza, negli ultimi tempi, si è sviluppata in maniera diversa; infatti, esse vengono oggi rivisitate e spogliate quasi interamente della loro identità. Questa volta tocca al racconto inglese meglio noto come “Jack e il fagiolo magico”, scritto da un autore ignoto. In cabina di regia c’è Bryan Singer e il cast, che vanta anche nomi illustri, fa ben sperare. Questa volta, però, la pellicola delude le aspettative e, nonostante sia migliore di altri prodotti del genere in circolazione, non riesce a convincere pienamente. La trama vede come protagonista, appunto, il contadino Jack; sognatore e amante dell’avventura, il giovane scambia con un frate il suo cavallo per una manciata di fagioli . Questi ultimi, bagnati dalla pioggia, danno vita a una gigantesca pianta che, crescendo a dismisura, si rivela essere un passaggio per accedere alla terra dei Giganti, situata in cielo; le mostruose creature, antichi nemici sconfitti dall’uomo tempo addietro, vedono ora la possibilità di tornare sulla Terra per vendicarsi. Toccherà a Jack sistemare le cose, mentre qualcuno trama nell’ombra per dominare i Giganti e usarli per conquistare il regno. La narrazione, che mantiene ben poco del racconto a cui si ispira, scorre discretamente ma si rivela molto lineare, prevedibile e priva di colpi di scena; purtroppo, questa non è l’unica pecca. L’azione, che dovrebbe essere piuttosto importante in un film come questo, è poca ed è concentrata quasi interamente nell’ultima parte. Inoltre, la generale performance attoriale del cast è molto deludente; nessuno degli attori sembra particolarmente ispirato e i personaggi risultano stereotipati e privi di una caratterizzazione adeguata. Il protagonista  Nicholas Hoult, addirittura, difficilmente riesce a strappare un sorriso e si rivela incapace di gestire sulle sue spalle l’intera pellicola. Infine, la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti ed è priva di intensità e originalità. In definitiva, chi sono i veri protagonisti della scena? Sono due: i Giganti, ben realizzati e che danno vita a una spettacolare battaglia finale, e le scenografie, rese meravigliose e colorate dalla computer grafica e da discreti effetti speciali. Purtroppo, il buon comparto tecnico, contornato da una godibile colonna sonora, non riesce a salvare l’intera operazione, che non può arrivare a una piena sufficienza. E’ doveroso, in conclusione, fare una piccola precisazione. I film vanno valutati per quello che sono e per quello che vogliono essere. “Il cacciatore di giganti” vuole essere un film d’intrattenimento e, tutto sommato, riesce nel suo intento ma non è da annoverare tra i migliori del suo genere. Speriamo che questo sia solo un passo falso di Synger, che ci ha abituato a prodotti di livello maggiore e decisamente più interessanti di questo.


IL MIO VOTO: 5.5/10

lunedì 8 luglio 2013

X Il Film - Recensione



X IL FILM – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: X
Regia: Rintarō
Cast (voci): Tomokazu Seki, Masako Ikeda,  Ken Narita, Junko Iwao, Yuko Minaguchi, Atsuko Takahata
Nazione: Giappone
Anno: 1996
Durata: 97 min.
Distribuzione: Yamato Video
Disponibile per la vendita in Dvd

Il nome “CLAMP”, nello sconfinato universo dei manga, è diventato una vera e propria garanzia. Le autrici della famosissima opera “Magic Knight Rayearth”, che fu un vero e proprio successo multimediale, hanno realizzato un altro importante progetto nel 1992: “X”, anche noto come “X/1999”, un’epica e drammatica storia dai toni molto cupi ambientata a Tokyo. Purtroppo, a causa di alcune diatribe tra le autrici e la casa editrice (la Kadokawa Shoten, che si rifiutò ai tempi di pubblicarne il finale), il manga, ancora oggi, non ha trovato una sua conclusione ed è andato ad aggiungersi alla lunga lista delle opere incompiute in Giappone. Questo, tuttavia, non ha impedito ad un veterano dell’animazione giapponese, Rintarō, di trarne un lungometraggio nel 1996. Il film ricrea molto bene le atmosfere del manga ma ne riduce ai minimi termini l’intreccio narrativo; probabilmente questa riduzione è dovuta al fatto che, ai tempi in cui il film venne realizzato, soltanto pochi volumi del fumetto avevano trovato una pubblicazione. La storia vede come protagonista il giovane Kamui; tornato a Tokyo dopo un’assenza di sei anni, deve prendere una decisione fondamentale per il destino della Terra. Schierarsi con i Draghi del Cielo, che vogliono preservare e proteggere il pianeta, o con quelli della Terra, decisi ad annientare l’umanità per favorirne una rinascita. Quando la guerra tra le due fazioni coinvolge le persone amate, Kamui, dotato di incredibili poteri paranormali, dovrà infine schierarsi e combattere a malincuore contro un inaspettato nemico. Se si dovesse valutare il film soltanto dal punto di vista grafico, si potrebbe tranquillamente definirlo un vero e proprio capolavoro; l’estetica dei personaggi, i fondali, i colori, le atmosfere tragiche e cupe sospese tra reale e irreale, tutto è semplicemente perfetto. Molto belle e ben curate le scene d’azione, visivamente spettacolari e coinvolgenti, che contribuiscono a rendere la pellicola piuttosto scorrevole. Purtroppo, tale eccellenza non è presente sul piano narrativo e tematico. Per quanto la storia, epica e drammatica, possa essere bellissima, una caratterizzazione concreta dei personaggi è purtroppo assente. Soltanto il protagonista, attaccato alla madre e ai due amici d’infanzia (Fuuma e la bellissima Kotori), trova un suo piccolo approfondimento psicologico. Inizialmente interessato alla protezione dei propri cari e indifferente alle sorti del pianeta, capisce qual è il suo ruolo nel momento in cui i suoi amici vengono messi in pericolo e decide di combattere. I Draghi del Cielo, capitanati dalla profetessa Hinoto, e i Draghi della Terra, capeggiati dalla splendida e terribile Kanoe, si riducono a semplici combattenti in lotta tra loro e si rivelano privi di un accurato approfondimento psicologico. La stessa cosa si può dire per Fuuma e Kotori, di cui sappiamo troppo poco. Il film può avere un altro difetto, prettamente soggettivo, ovvero la presenza di molte scene decisamente forti, violente e ricche di sangue che possono dare fastidio ma che contribuiscono alla resa dell’atmosfera, che si rivela fondamentale in un prodotto del genere. In conclusione, “X Il Film” è decisamente affascinante e da vedere e assolutamente imperdibile per i fan del manga ma poteva sicuramente essere curato di più da un punto di vista tematico e psicologico. A quanto pare, sembra che la serie animata ispirata al fumetto e al film, realizzata dopo il 2000 e composta da 24 episodi, abbia fatto scomparire questo difetto.


IL MIO VOTO: 7/10

sabato 6 luglio 2013

Anna Karenina - Recensione



ANNA KARENINA – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale:Anna Karenina
Regia: Joe Wright
Cast: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Matthew MacFadyen
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2012
Durata: 124 min.
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita (cinema): 21 febbraio 2013
Disponibile a noleggio in Dvd e Blu Ray. Disponibile per la vendita dal 3 luglio 2013

La letteratura russa vanta molti capolavori di fama mondiale, e “Anna Karenina” di Lev Tolstoj è sicuramente uno di questi. Alla lista dei suoi numerosi adattamenti cinematografici si aggiunge quello di Joe Wright, arrivato nelle sale italiane a febbraio del 2013. Il regista di “Orgoglio e Pregiudizio” (2005) e di “Espiazione” (2007) si affida nuovamente a Keira Knightley e a un ottimo cast per affrontare questa impegnativa trasposizione e, alla fine, sostiene egregiamente il confronto con il capolavoro letterario, offrendo una pellicola ben curata sotto tutti i punti di vista. Cominciamo dalla trama che, complessivamente, rimane abbastanza fedele al libro. Nell’impero russo del 1876 viene narrata la tragica storia d’amore di Anna Karenina; giunta a Mosca per sistemare l’ennesimo litigio tra suo fratello Stiva e la moglie Dolly, incontra l’ufficiale militare Vronskij e, gradualmente, se ne innamora. Questa relazione adultera diventa sempre più tormentata e travagliata e giunge, infine, al suo tragico epilogo. La messa in scena è sicuramente uno dei punti di forza della pellicola; essa riesce a fondere, in maniera abbastanza curiosa, il cinema con il teatro. All’inizio, infatti, il sipario si apre e su un maestoso e multiforme palco avviene la narrazione; chiaramente, in alcune scene girate all’aperto, l’effetto teatrale svanisce ma la sensazione di trovarsi in un vero e proprio teatro viene resa molto bene. Di grande effetto le musiche e le scenografie, curate e studiate nei dettagli, che rendono molto affascinanti gli ambienti e di grande impatto alcune scene; il ballo tra Anna e Vronskij è una di quelle e, probabilmente, è la più bella di tutto il film. Un buon lavoro è stato effettuato anche dal punto di vista cromatico. L’eccellenza sul piano grafico è pari a quella attoriale e i personaggi vengono caratterizzati in modo concreto. Keira Knightley offre un’ottima Anna Karenina, una donna che, al di là dell’amore per il figlio, sembra quasi prigioniera del suo matrimonio, anche se ne rispetta il vincolo; l’incontro con Vronskij la porta a distruggere la propria posizione sociale e le sue catene per potersi finalmente dare a un uomo che sente di amare profondamente. L’attrice, inoltre, riesce a rendere molto bene l’aria di disperazione e spaesamento crescente, dovuta all’impossibilità di mantenere stabile il proprio matrimonio in nome della prole e quella di vivere una vita felice con l’amante, priva delle chiacchiere della società. Le prove attoriali di Johnson e Law non sono da meno. Il primo disegna un convincente Vronskij, un personaggio di cui si fatica a capire le vere intenzioni e che, generalmente, lascia sempre una sensazione di ambiguità di fondo. Alcune volte sembra amare alla follia Anna, altre volte sembra che la donna sia diventata una conquista troppo impegnativa e difficile da gestire. Law, nella parte di Karenin, porta sullo schermo un marito che, nonostante l’offesa subita da parte della moglie, vuole mantenere il suo prestigio sociale intatto; contemporaneamente, cerca sempre di tenere sotto scacco Anna, sempre più gelosa dell’amante, fragile e incapace di gestire una situazione decisamente più grande di lei. Riusciti, chi più chi meno, anche i personaggi di contorno. Il sognatore romantico Levin trova il suo giusto spazio e i personaggi Kitty, Stiva e Dolly hanno meno spazio rispetto al romanzo e, nonostante tutto, potevano avere una caratterizzazione leggermente più concreta. In conclusione e mettendo anche in conto la giusta scorrevolezza della pellicola, che si rivela meno lenta del previsto, “Anna Karenina” di Joe Wright è decisamente da promuovere e da vedere e si rivela una piacevole sorpresa del cinema contemporaneo, che ha fatto dello stravolgimento dei romanzi una sua terribile caratteristica.


IL MIO VOTO: 8/10

mercoledì 3 luglio 2013

Una notte da leoni 3 - Recensione



UNA NOTTE DA LEONI 3 – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Hangover Part III
Regia: Todd Philips
Cast: Bradley Cooper, Zach Galifianakis, Ed Helms, Ken Jeong, Mike Epps, John Goodman 
Nazione: U.S.A.
Anno: 2013
Durata: 100 min.
Distribuzione: Warner Bros
Data di uscita (cinema): 30 maggio 2013

Nel 2009 Todd Philips dirige una commedia tanto insolita quanto riuscita: “Una notte da leoni”, dove tre persone, uscite da una sbronza colossale e distruttiva, non ricordano più nulla delle follie commesse e devono ritrovare un loro amico ormai prossimo al matrimonio. Il grande successo del film conduce inevitabilmente al sequel, “Una notte da leoni 2” del 2011, diretta dallo stesso regista. Nonostante il seguito regali ugualmente allegria e divertimento, esso perde originalità rispetto al primo capitolo e si rivela esserne una vera e propria fotocopia. Nel 2013 arriva il terzo e ultimo capitolo della saga, con gli stessi attori e la stessa regia; questa volta il risultato sul piano narrativo è migliore rispetto al capitolo precedente ma non esente da difetti. La trama vede Alan, Phil e Stu avere a che fare con il folle Mr. Chow; quest’ultimo è evaso da una prigione di massima sicurezza ed ha parecchi conti in sospeso con il gangster Marshall. Toccherà al curioso trio rimettere le cose a posto, specialmente se in gioco c’è anche la vita dell’amico Doug. Vedendo la narrazione, strettamente collegata al primo capitolo, si potrebbe dire che il film ha sbagliato titolo; infatti, non si parla più di sbronze distruttive e quasi tutti gli eventi, ad eccezione di alcuni e della parte finale, avvengono di giorno. Al di là di questa considerazione, il film diverte molto soprattutto grazie alla presenza di Zach Galifianakis e al suo mitico Alan; senza di lui, il film non sarebbe stato lo stesso e non ci sarebbe nemmeno stato motivo di farlo. Quasi tutte le gag e le situazioni comiche poggiano su di lui e i personaggi di Phil e Stu, nel complesso, fanno quasi presenza; anche il personaggio di Chow si rivela essenziale per la riuscita di questo film. Non mancano elementi di riciclo dal primo capitolo. Infatti, il personaggio di Doug, preso in ostaggio da Marshall, sparisce dopo poco tempo e, nella parte finale, si ritorna nuovamente a Las Vegas. Si ha l’impressione, sostanzialmente, che ci si poteva tranquillamente fermare al primo film e che la saga, pur di continuare, è andata un po’ a calare virando su narrazioni completamente diverse rispetto al principio e perdendo originalità. Dal punto di vista attoriale, John Goodman nei panni di Marshall attua una discreta performance e Heather Graham offre un altro piccolo cameo. In conclusione e al di là di tutto, “Una notte da leoni 3” si rivela perfetto per passare una serata di svago all’insegna dell’allegria e del divertimento ma non riesce ad essere niente di più e sicuramente neanche gli interessa. La scena dopo i titoli di coda sembra auspicare una nuova prosecuzione ma, probabilmente, sarebbe il caso di chiudere questa saga, ormai spoglia di qualunque originalità e incapace di offrire nuovi spunti.


IL MIO VOTO: 6.5/10