giovedì 24 marzo 2016

Batman V Superman: Dawn of Justice - Recensione

BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Batman V Superman: Dawn of Justice
Regia: Zack Snyder
Cast: Ben Affleck, Henry Cavill, Gal Gadot, Jesse Eisenberg, Amy Adams, Jeremy Irons, Laurence Fishburne, Diane Lane, Holly Hunter
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 151 min.
Distribuzione: Warner Bros
Data di uscita (cinema): 23 marzo 2016


Le due icone dell'universo fumettistico DC, Batman e Superman, si ritrovano faccia a faccia nel nuovo, attesissimo film diretto da Zack Snyder. Approdato nelle nostre sale il 23 marzo 2016, il film ha già frantumato il record di prevendite strappate nel mondo e questo non può definirsi un caso. La curiosità suscitata da uno scontro così improbabile era prevedibile, anche se Frank Miller, nella sua opera “Il ritorno del cavaliere oscuro”, aveva già fatto scontrare i due supereroi, con un esito ben preciso. Comunque, diciamolo subito. Il film è assolutamente da vedere! Non è esente da difetti, sopratutto in fase di sceneggiatura ma, incredibilmente, la trama è decisamente plausibile e lo spettacolo offerto, specialmente nell'ultima parte, lascia davvero senza fiato. Gli eventi si svolgono successivamente a quelli narrati in “Man of Steel” e l'umanità ha ormai conosciuto l'uomo di Krypton e i prodigi di cui può essere capace. Bruce Wayne, tuttavia, vede in lui una possibile minaccia, in virtù della sua natura; di conseguenza, è deciso a tentare il tutto per tutto per poterlo affrontare. Mentre si profila all'orizzonte uno scontro tra titani senza precedenti, qualcuno trama nell'ombra diaboliche macchinazioni. Da un punto di vista strutturale, il film segue l'impronta della precedente opera dedicata a Superman; infatti, nella prima parte la pellicola cerca di delineare i personaggi ed il contesto nel quale agiscono per poi scatenare l'azione più sfrenata e spettacolare nella seconda. Il film, nonostante la lunga durata, scorre alla perfezione e tiene sempre desta l'attenzione. La narrazione, a parte qualche dettaglio e l'imprevedibile finale, si rivela abbastanza lineare ma, sopratutto, può ritenersi plausibile. Sulla carta, infatti, Batman non avrebbe alcuna possibilità contro il supereroe di Krypton ma le circostanze narrative rendono lo scontro non soltanto atteso ma anche equilibrato e drammatico. Da un punto di vista prettamente grafico e tecnico, il prodotto è assolutamente ineccepibile e la colonna sonora di Hans Zimmer svolge egregiamente il proprio dovere. Purtroppo, i difetti più grossi si riscontrano in fase di caratterizzazione dei personaggi. Chi scrive ritiene che poteva essere fatto qualcosa in più, nonostante un lavoro, in questo senso, sia stato effettivamente svolto. Andiamo con ordine. La trilogia di Nolan dedicata all'uomo pipistrello esercita notevoli influenze sul lavoro di Snyder e Affleck non poteva sottrarsi al confronto con Bale. Tuttavia, l'attore se ne esce discretamente e il suo Batman può definirsi convincente. E' un Bruce Wayne tormentato da visioni passate e future, per certi versi ossessionato da Superman e provato dai dolorosi trascorsi. Non mancano riferimenti a personaggi o ad eventi ben noti ai fan di Batman e noi osserviamo la narrazione quasi esclusivamente dal suo punto di vista. Di conseguenza, a rimetterci è proprio Superman in questo senso. Infatti, il film mostra principalmente come sia visto dai media e dal resto dell'umanità, tanto come salvatore quanto come vero e proprio Dio della distruzione sulla Terra. Purtroppo, le scene a lui dedicate in fase di caratterizzazione potrebbero mancare di profondità e la bellezza di tale supereroe potrebbe essere appena percepibile. Infatti, il resto dei comprimari spende molte parole su di lui ma Clark Kent e la sua vera essenza emergono fino ad un certo punto. Il Lex Luthor di Eisenberg è apprezzabile, la Wonder Woman di Gal Gadot fa ben sperare, nonostante se ne stia piuttosto in disparte, e anche il resto del cast svolge egregiamente la sua prova, pur mostrando difetti, anche qui, in fase di caratterizzazione. Alcuni spunti, infine, aprono la strada alla nascita della Justice League e, in definitiva, “Batman V Superman: Dawn of Justice” supera la prova e può dirsi un film abbastanza soddisfacente.


IL MIO VOTO: 7,5/10

martedì 22 marzo 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot - Recensione

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Lo chiamavano Jeeg Robot
Regia: Gabriele Mainetti
Cast: Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Antonia Truppo, Gianluca di Gennaro
Nazione: Italia
Anno: 2015
Durata: 118 min.
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita (cinema): 25 febbraio 2016


Lo chiamavano Jeeg Robot” si iscrive come vero primo tentativo italiano di osare altri generi. Il film diretto da Gabriele Mainetti, infatti, non può proprio passare inosservato, per svariate motivazioni. Partiamo dalla trama, intanto. Nella Roma dei giorni nostri assistiamo alla storia del ladruncolo Enzo Ceccotti che, dopo essere entrato in contatto con una sostanza radioattiva, si accorge di avere ottenuto una forza straordinaria. La sua strada si incrocia con quella di Alessia e dello Zingaro. La prima è una ragazza dal traumatico passato che vede in Enzo il mitico Jeeg Robot, il secondo è un criminale tanto violento quanto folle. Ormai un nuovo eroe, non senza sacrifici, può nascere. La narrazione, a parte qualche dettaglio non troppo scontato, si rivela abbastanza lineare ma il film trova altrove i suoi punti di forza. Innanzitutto, nonostante la fonte dell'anime giapponese, assistiamo ad una storia originale dove si muovono personaggi nuovi e dotati di vita propria. In definitiva, Enzo Ceccotti è il primo vero supereroe del cinema italiano. E' un protagonista convincente, ben lontano dal modello di eroe a cui ci ha abituato il cinema internazionale. Infatti, abbiamo a che fare innanzitutto con un uomo e con i suoi problemi, decisamente poco interessato ad usare il proprio potere per gli altri. E' l'incontro con Alessia, portata sullo schermo con efficacia da Ilenia Pastorelli, ad avviare la metamorfosi di Enzo. Un ottimo lavoro è svolto anche da Marinelli e dal suo Zingaro, il cattivo perfetto che non può non richiamare ad altri “villain” del cinema superomistico. Insieme ad una buona caratterizzazione dei personaggi, inoltre, abbiamo una buona scorrevolezza del prodotto, con momenti divertenti ma anche decisamente emozionanti. La regia propone scene d'azione più estreme che, nonostante non reggano il confronto con i film Marvel o DC, si lasciano pienamente apprezzare in virtù della propria missione: rompere gli schemi del cinema italiano e volare verso nuovi orizzonti. In definitiva, non potete fare altro che reperire e guardare “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Il volo del cinema italiano è appena iniziato e, dalle premesse, chi scrive ritiene che durerà a lungo.


IL MIO VOTO: 7,5/10

giovedì 17 marzo 2016

Legend - Recensione

LEGEND – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Legend
Regia: Brian Helgeland
Cast: Tom Hardy, Emily Browning, Christopher Eccleston, David Thewlis, Taron Egerton, Chazz Palminteri
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2015
Durata: 130 min.
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita (cinema): 3 marzo 2016


Nel panorama cinematografico mondiale, ultimamente, sono diversi i talenti da tenere d'occhio. Uno di questi, sicuramente, è Tom Hardy. L'attore britannico, negli ultimi anni, ha preso parte a numerosi progetti ed ha ampiamente dimostrato il proprio valore. “Legend” è l'ennesima conferma di quest'ultima affermazione. Nel “gangster movie” scritto e diretto da Brian Helgeland, infatti, Hardy ricopre un doppio ruolo e lo fa in maniera decisamente egregia. Partiamo dalla trama, ispirata a personaggi realmente esistiti. Ronald e Reginald Kray sono dei gemelli estremamente letali. Attraverso gli occhi di Frances, moglie di Reginald, assistiamo alla loro ascesa criminale nella Londra del secondo dopoguerra. E ci accorgiamo di quanta diversità si celi dietro al loro aspetto pressoché identico. Il film ha un impianto narrativo decisamente classico e alterna la vita criminale dei gemelli a quella privata. Tom Hardy, grazie al suo straordinario doppio ruolo, caratterizza a dovere i propri personaggi. Ronald e Reginald sono le due facce della stessa medaglia. Il primo è violento, affetto da gravi problemi mentali ed irrazionale; il secondo agisce in modo più oculato ed ha decisamente più fascino e consapevolezza del proprio ruolo. Nonostante tutto, sono comunque fratelli che si rispettano e che sanno come farsi temere. Soddisfacente anche la prova della Browning, moglie speranzosa di una redenzione del marito e disposta a reggere, in qualche modo, la vita criminale che ha scelto. Buona anche la prova del resto del cast, nonostante qualche personaggio possa risultare stereotipato. La pellicola, inoltre, scorre abbastanza bene e, in alcuni momenti, riesce anche a divertire. In definitiva, “Legend” è un “gangster movie” assolutamente da vedere, che conferma il talento di Tom Hardy e l'abilità di Helgeland, sia in fase di sceneggiatura che di regia.

IL MIO VOTO: 7,5/10


giovedì 10 marzo 2016

Regali da uno sconosciuto - Recensione

REGALI DA UNO SCONOSCIUTO
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Gift
Regia: Joel Edgerton
Cast: Jason Bateman, Rebecca Hall, Joel Edgerton, Allison Tolman, Tim Griffin
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 108 min.
Distribuzione: Koch Media
Data di uscita (cinema): 3 marzo 2016


Joel Edgerton, attore contemporaneo ormai noto, fa il suo esordio alla regia con “Regali da uno sconosciuto”. Oltre alla veste di regista, il performer australiano si cimenta anche nella sceneggiatura e nella recitazione. Il risultato, appoggiandosi ad un cast complessivamente in forma, è da ritenersi buono. Si tratta di un thriller psicologico dalle sfumature drammatiche. Simon e Robyn, trasferitisi da poco a Los Angeles, incontrano casualmente Gordon, un vecchio compagno di scuola di Simon. Questo incontro favorisce una sorta di avvicinamento tra la coppia e l'uomo in questione, che manifesta atteggiamenti decisamente strani come, ad esempio, recapitare dei regali ai coniugi in modo discutibile. Nonostante Simon decida di allontanare chiaramente Gordon dalla loro vita, la storia non finisce qui e porta alla luce sconvolgenti rivelazioni. Il film si prende i primi trenta minuti circa di visione per ingranare definitivamente; prima, infatti, illustra superficialmente i protagonisti per poi analizzarli meglio con l'incedere della narrazione. Lo spettatore capisce subito che qualcosa non quadra nell'introverso Gordon ma arrivare a capire cosa si nasconde davvero dietro le quinte non è poi così scontato. Anche perchè, gradualmente, vengono forniti degli indizi ma la ricostruzione finale non è poi così immediata. Inoltre, ad aumentare è la suspense della sinossi e, in questo senso, Edgerton riesce a realizzare alcune scene particolarmente riuscite, non tanto per la messa in scena quanto per l'atmosfera creata. Anche la caratterizzazione dei personaggi è abbastanza soddisfacente e, visti i pochi elementi in gioco, ognuno ha l'attenzione che si merita. Tutti gli attori sono in forma e la performance di Edgerton, in particolare, è decisamente riuscita. Nel finale abbastanza teso, in definitiva, la reale natura dei protagonisti viene alla luce e la parola “sconosciuto” estende particolarmente il proprio raggio d'azione. “Regali da uno sconosciuto”, in conclusione, è un esordio piacevole da vedere e, nonostante rispetti alcuni cliché del genere a cui appartiene, riflette su temi estremamente delicati ed attuali.

IL MIO VOTO: 7/10


lunedì 7 marzo 2016

Perfetti sconosciuti - Recensione

PERFETTI SCONOSCIUTI – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Perfetti sconosciuti
Regia: Paolo Genovese
Cast: Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Marco Giallini, Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston
Nazione: Italia
Anno: 2016
Durata: 97 min.
Distribuzione: Medusa Film
Data di uscita (cinema): 11 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Conosciamo davvero i nostri amici più cari? E, d'altra parte, ci fidiamo abbastanza di loro da poterli considerare tali? Il regista Paolo Genovese propone questi due importanti interrogativi con il suo nuovo lavoro, dal titolo “Perfetti sconosciuti”. Grazie ad un cast straordinariamente armonico e brillante, il risultato è un prodotto particolarmente riuscito, tanto attuale quanto divertente e drammatico. Inoltre, è l'ennesima prova di quanto si possa fare del buon cinema senza affidarsi a mezzi particolarmente dispendiosi. Iniziamo dalla trama. Sette amici, di cui quattro uomini e tre donne, si ritrovano a condividere una cena tutti insieme; durante una discussione sul potere attuale dei telefonini, una di loro propone un gioco. Ognuno dovrà condividere con i presenti tutte le chiamate e i messaggi che arriveranno sui propri cellulari, per tutta la durata della cena. Dopo le prime perplessità, tutti acconsentono. Emergeranno molti segreti ed una tremenda verità: non conosciamo mai davvero a fondo coloro che chiamiamo amici. La narrazione, nonostante veda i personaggi quasi sempre all'interno di una casa, non perde mai d'intensità e, sopratutto, mantiene una certa brillantezza. Questo consente al prodotto di far ridere nel modo giusto, senza necessariamente affidarsi alla volgarità. Man mano che vengono scoperti i vari altarini, tra cui alcuni decisamente inaspettati, ai toni della commedia se ne aggiungono altri più drammatici. E qui viene il bello. Anche le tragedie svelate, in qualche modo, suscitano ilarità. Il merito è, sopratutto, degli attori. Ognuno dona qualcosa di proprio al film e si scatena un'alchimia di gruppo assolutamente irresistibile. Ogni attore, infatti, è al proprio posto e non stona assolutamente nessuno nel cast. I personaggi trovano anche un minimo di caratterizzazione, nonostante siano abbastanza numerosi, e la performance attoriale complessiva può dirsi riuscita. Il particolarissimo finale chiude al meglio il film e, in qualche modo, è come se ci dicesse che anche noi, in fondo, non siamo riusciti a conoscere davvero il prodotto che avevamo davanti. Perchè, in verità, diamo per scontate molte cose che in realtà non lo sono. Perchè, alla fine, siamo tutti perfetti sconosciuti.


IL MIO VOTO: 8/10

venerdì 4 marzo 2016

Il caso Spotlight - Recensione

IL CASO SPOTLIGHT – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Spotlight
Regia: Tom McCarthy
Cast: Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci, Billy Crudup, John Slattery
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 129 min.
Distribuzione: BiM Distribuzione
Data di uscita (cinema): 18 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Il vincitore del Premio Oscar 2016 nella categoria “Miglior Film” approda anche nelle nostre sale. “Il caso Spotlight”, diretto da Tom McCarthy, è infatti una vera e propria bomba. Un prodotto estremamente attuale, che fa riflettere, che emoziona e che si classifica come il miglior film sul giornalismo d'inchiesta degli ultimi anni. Iniziamo dalla trama, ispirata ad eventi realmente accaduti. La sezione giornalistica denominata “Spotlight”, appartenente al “Boston Globe”, viene indirizzata dal nuovo direttore ad un argomento tanto delicato quanto importante: gli abusi sessuali compiuti da esponenti della chiesa cattolica sui minori. Gradualmente, emergono risultati sconvolgenti ed affiorano verità decisamente difficili da accettare. Il film si concentra interamente sull'inchiesta mandata avanti dai giornalisti protagonisti e, con l'incedere della visione, pone temi sempre più interessanti su cui riflettere. I personaggi vengono analizzati quasi esclusivamente da un punto di vista lavorativo e, nonostante la loro vita privata venga lasciata un po' ai margini, la sezione “Spotlight” trova una sua identità concreta. Infatti, McCarthy illustra dei giornalisti stacanovisti ed estremamente agguerriti per raggiungere l'obiettivo finale: svelare al mondo lo sconvolgente atteggiamento della chiesa nei confronti dei preti accusati di pedofilia. E smascherare definitivamente l'assurdo ed immorale sistema che si è creato dietro le quinte. D'impatto determinate scene di testimonianza, crude ma efficaci abbastanza da sconvolgere lo spettatore. Non è tutto. Il film non cala mai d'intensità e si rivela abbastanza scorrevole per tutta la sua durata. Il cast offre una prova ampiamente soddisfacente e, grazie alla sua coralità, ottiene il massimo del risultato. Degni di nota, in particolare, Keaton, la McAdams e Ruffalo, quest'ultimo candidato all'Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. In definitiva, siamo di fronte ad un film sul giornalismo d'inchiesta eccezionale. Niente è fuori posto e chi scrive conclude con un consiglio: guardatelo il prima possibile, senza esitazione.


IL MIO VOTO: 8,5/10

mercoledì 2 marzo 2016

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo - Recensione

L'ULTIMA PAROLA – LA VERA STORIA DI DALTON TRUMBO
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Trumbo
Regia: Jay Roach
Cast: Bryan Cranston, Diane Lane, Helen Mirren, Elle Fanning, John Goodman, Louis C.K.
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 125 min.
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita (cinema): 11 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Il noto sceneggiatore Dalton Trumbo trova un suo film biografico sul grande schermo. Con la regia di Jay Roach, il prodotto si affida ad un grande Bryan Cranston e, grazie alla coralità del resto del cast, il risultato è davvero soddisfacente. Partiamo dalla trama. Nella Hollywood degli anni '40 incombe la presunta minaccia comunista. Di conseguenza, molti volti noti dello spettacolo vengono sottoposti a giudizio e nemmeno Dalton Trumbo può sottrarsi al processo. Questa situazione mina la carriera dello scrittore e della sua famiglia ma, nonostante tutto, arriva il tempo della riscossa. Il film riesce a rendere bene la figura di Trumbo, specialmente nel periodo successivo alla prigionia. Cranston, grazie alla sua notevole prova interpretativa, dipinge sullo schermo un uomo coraggioso ed estremamente forte dei propri ideali. Un uomo talmente attaccato alle proprie idee che è disposto anche a sacrificare la vita privata della propria famiglia e a cambiare atteggiamento, anche con i propri amici. In questo senso, non è illustrato male il comportamento piuttosto variegato tenuto dal protagonista, a seconda di chi ha di fronte. E capire di chi potersi fidare, a quel tempo, non era affatto facile. Non tutti i rapporti tra i vari personaggi sono curati come dovrebbero ma, complessivamente e vedendo la mole di comprimari in gioco, il risultato non è affatto da disprezzare. Probabilmente, le due facce di Hollywood non sempre vengono rese alla perfezione ma il clima astioso in cui vivevano gli sceneggiatori accusati di comunismo non è reso male. Per quanto riguarda la profondità, è il protagonista a beneficiarne maggiormente mentre altri personaggi potrebbero risultare banali o macchiettistici. E' opportuno dire che il film, nonostante alcuni momenti, scorre abbastanza bene e aumenta la propria intensità con l'avanzare della visione. Buona anche la complessiva prova del cast e la colonna sonora si mantiene nella norma. In definitiva, “L'ultima parola” è un film decisamente da vedere e porta sullo schermo uno dei personaggi più particolari che la storia del cinema abbia mai avuto. Forse, ad emergere è più l'uomo che lo scrittore nella pellicola. Ma va bene lo stesso.


IL MIO VOTO: 8/10