lunedì 18 luglio 2016

Cell - Recensione

CELL – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Cell
Regia: Tod Williams
Cast: John Cusack, Samuel L. Jackson, Isabelle Fuhrman, Stacy Keach
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 98 min.
Distribuzione: Notorious Pictures
Data di uscita (cinema): 13 luglio 2016


I film ispirati ai romanzi del noto scrittore Stephen King sono davvero numerosi. Alcuni sono piuttosto riusciti, altri decisamente meno. “Cell” va ad aggiungersi alla lista ma, purtroppo, rientra nella seconda categoria. Infatti, chi scrive non esita a dire che siamo di fronte ad uno dei peggiori adattamenti cinematografici tratti dalla fervida fantasia dello scrittore statunitense. Trovare qualcosa che funziona è davvero difficile, ed è un peccato perchè, volendo, il materiale per realizzare un film piacevole poteva esserci. Partiamo dalla trama, che segue a grandi linee quella del romanzo. Una misteriosa epidemia, causata presumibilmente dall'uso dei telefoni cellulari, trasforma le persone in creature violente e fuori controllo. Lo scrittore Clay si ritrova a vivere questa realtà e, insieme ad altri sopravvissuti, cerca di salvare la propria famiglia e di fare luce sulla terribile situazione. Nei primi dieci minuti di visione veniamo subito catapultati nel caos e questa scena, probabilmente, è l'unica del film che può salvarsi. Inoltre, si può dire che la pellicola scorra abbastanza bene, supportata anche da una breve durata. Purtroppo, di positivo non c'è altro. La narrazione non riserva colpi di scena degni di nota e, tra l'altro, manca di chiarire alcune questioni decisamente rilevanti. I pochi accenni che vengono dati non vengono sviluppati e si ha l'impressione di assistere ad una pellicola narrativamente monca. La coppia Cusack-Jackson, che aveva funzionato bene in “1408”, non rende come dovrebbe e i due attori sembrano veramente svogliati e fuori forma. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, tutto si muove sul filo della banalità e le poche informazioni date sui componenti della storia non bastano affatto. La poca azione presente è girata bene ma mostra spesso le sue incertezze e nemmeno la scenografia e gli effetti speciali lasciano gridare al miracolo. Il tutto è condito da un finale assolutamente deludente sotto tutti i punti di vista. In conclusione, “Cell” è un vero e proprio disastro e chi scrive non può fare a meno di sconsigliarvelo. Se siete in cerca di film emozionanti tratti dai romanzi di Stephen King, questo prodotto non fa proprio al caso vostro.


IL MIO VOTO: 4/10

giovedì 23 giugno 2016

The Conjuring - Il caso Enfield - Recensione

THE CONJURING – IL CASO ENFIELD
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Conjuring 2: The Enfield Poltergeist
Regia: James Wan
Cast: Patrick Wilson, Vera Farmiga, Frances O'Connor, Franka Potente, Simon McBurney
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 133 min.
Distribuzione: Warner Bros
Data di uscita (cinema): 23 giugno 2016


Nel panorama horror contemporaneo si è ormai reso noto un nome. Quello di James Wan. Regista del primo capitolo di “Saw L'Enigmista”, di film come “Dead Silence” e della fortunata serie di “Insidious”, il cineasta malese dimostra ancora una volta di saperci fare con il genere che lo ha consacrato. Dopo “L'Evocazione – The Conjuring” del 2013, approda nelle sale il sequel, dal titolo “The Conjuring – Il caso Enfield”. C'è poco da dire. Questo secondo capitolo non ha proprio nulla da invidiare al predecessore e mantiene la sua stessa, identica qualità sotto tutti i punti di vista. Partiamo dalla trama, ispirata ad una storia vera. Ritroviamo i coniugi Ed e Lorraine Warren, nuovamente alle prese con una famiglia tormentata da presenze non proprio ortodosse. Mentre il caso diventa sempre più pericoloso, una nuova minaccia si fa strada nella mente di Lorraine: una spaventosa profezia di morte per suo marito. A rendere il prodotto meritevole non è tanto la sinossi, pressoché simile a quella del primo capitolo, anche se con qualche colpo di scena in più. L'efficacia del film è da ritrovare nella creazione delle atmosfere, nelle azzeccate scelte registiche e nella decisione di lasciare totalmente da parte l'elemento del sangue. Quest'ultimo è, infatti, totalmente assente ma, nonostante tutto, il film riesce nel suo intento. Quello di inquietare ponendo la componente orrorifica in un contesto a noi molto vicino, quello del quotidiano. Qualcosa che difficilmente riusciamo a gestire da soli e che, inevitabilmente, si scontra con la ragione. Una ragione che non accetta niente di soprannaturale e che vede in quest'ultimo soltanto un mero pretesto per truffare il prossimo. I protagonisti devono fare i conti anche con questa realtà e non esitano, chiaramente, ad opporsi. Come nel primo film, i coniugi Warren godono di una caratterizzazione abbastanza efficace e vengono mostrati, prima di tutto, come esseri umani. Persone che hanno pagato e pagano tuttora la loro diversità e la loro missione, un compito che non riescono totalmente ad ignorare, per quanto lo desiderino parzialmente, e che li porta ad affrontare orrori e sofferenze sempre maggiori. Il regista riesce anche a procurare qualche spavento dalla poltrona e a tenere viva l'attenzione per le oltre due ore di visione. Sugli altri personaggi, in fase di caratterizzazione, non si possono spendere troppe parole ma tutto il resto del cast offre una prova dignitosa. In definitiva, James Wan colpisce ancora nel segno, proponendo non tanto storie dell'orrore ma esperienze profonde all'interno di esso. Esperienze vissute intensamente, che sono molto più vicine a noi di quanto si possa pensare. Chi scrive non può fare a meno di consigliare tanto il primo quanto questo secondo capitolo. Perchè parliamo di film davvero intenzionati a procurare orrore nello spettatore, e non semplici manciate di sangue.


IL MIO VOTO: 7,5/10

mercoledì 1 giugno 2016

Warcraft - L'inizio - Recensione

WARCRAFT – L'INIZIO
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Warcraft – The Beginning
Regia: Duncan Jones
Cast: Travis Fimmel, Paula Patton, Toby Kebbell, Ben Foster, Dominic Cooper
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 123 min.
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita (cinema): 1 giugno 2016


L'acclamata serie di “Warcraft”, videogioco di strategia ambientato in un universo fantasy sviluppato dalla Blizzard, trova la sua trasposizione cinematografica. Ormai da molto tempo si sapeva dell'arrivo di questo film e, dopo tanta attesa, finalmente ci siamo. La verità è molto semplice. “Warcraft – L'inizio” sorprende in positivo e, nelle mani sapienti di Duncan Jones, si rivela essere il buon film che non ti aspetti. Non è esente da difetti ma, probabilmente, non poteva venir fuori un risultato migliore. Partiamo dalla trama, che ricalca in modo abbastanza fedele la vicenda narrata nel primo gioco della saga, “Warcraft: Orcs and Humans” del 1994. Nel reame di Azeroth si stanno verificando le condizioni per una tremenda guerra tra due fazioni: quella degli orchi, guidati dall'oscuro Gul'Dan, e quella degli umani, governati dal re Llane. Tuttavia, entrambi gli schieramenti hanno delle ombre e non tutto è sotto controllo come sembra. Diciamolo subito. Se vi aspettate l'ennesima accozzaglia di scene d'azione senza senso, vi sbagliate di grosso. Le sequenze più concitate presenti, intanto, sono coerenti e funzionali alla narrazione, che non cala mai d'intensità e riserva anche le sue sorprese. Da un punto di vista grafico e tecnico, inoltre, il film è assolutamente perfetto e niente, assolutamente niente in questo senso, è fuori posto. Il regista di “Moon” e “Source Code”, qui anche sceneggiatore, ha davvero reso onore al videogioco che ha trasposto. Anche perchè il film è davvero l'inizio di una nuova saga, che getta solide ed interessanti prospettive narrative per i capitoli futuri. Il prodotto si avvale anche di una buona colonna sonora e il cast, nonostante offra una performance senza infamia e senza lode, è esteticamente azzeccato. Il film, tuttavia, mostra un punto debole, grave fino ad un certo punto. E chi scrive si riferisce alla caratterizzazione dei personaggi. Di ognuno viene appena accennato qualcosa e, di conseguenza, non si può parlare di un approfondimento davvero curato nei singoli. Ma, per quanto riguarda le fazioni in guerra, il discorso cambia. I giochi di potere e la sfiducia che le parti in causa nutrono a vicenda è resa piuttosto bene e, nonostante qualche dettaglio possa risultare banale in questo senso, la guerra rimane tale. E, senza spoilerare nulla, il finale rispecchia la verità celata dietro ogni conflitto: nessuna fazione, in una guerra, esce veramente vincitrice perchè, per ottenere la vittoria, entrambi gli schieramenti sacrificano sempre qualcosa. In conclusione, chi scrive non può fare altro che consigliare la visione di “Warcraft – L'inizio”, che si presenta come una sorpresa estremamente gradita, che getta le premesse per una nuova epopea fantasy, tutta da scoprire.


IL MIO VOTO: 7,5/10

venerdì 27 maggio 2016

X-Men: Apocalisse - Recensione

X-MEN: APOCALISSE – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: X-Men: Apocalypse
Regia: Bryan Singer
Cast: James McAvoy, Michael Fassbender, Sophie Turner, Nicholas Hoult, Jennifer Lawrence, Oscar Isaac, Rose Byrne, Tye Sheridan
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 143 min.
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita (cinema): 18 maggio 2016


La fortunata saga degli X-Men giunge al suo nono lungometraggio. Bryan Singer, dopo aver diretto il buon “Giorni di un futuro passato”, torna in cabina di regia per questo nuovo prodotto. Tuttavia, nonostante “Apocalisse” sia da vedere, non riesce ad eguagliare il predecessore per svariate motivazioni. Partiamo dalla trama. Il primo mutante dell'universo si desta dal suo sonno millenario e, servendosi di alcuni suoi simili, si accinge a distruggere la terra. Il professor Xavier ed i suoi X-Men decidono di contrastarlo ma, tra le linee nemiche, potrebbe esserci qualche vecchia conoscenza. E' necessario dire che l'impianto narrativo è particolarmente debole. Nel senso che la sinossi, piuttosto lineare, si limita a mostrare soltanto l'ennesimo scontro tra bene e male. Inoltre, l'assenza di un personaggio come Wolverine si fa particolarmente sentire; i pochi minuti a lui dedicati non compensano l'intera durata della pellicola. Una pellicola che decolla solo gradualmente e, nonostante scorra abbastanza bene, richiede un minimo di fede per giungere alle parti più significative. Il film incide in modo deciso sul comparto grafico e tecnico, assolutamente ineccepibile e visivamente straordinario. Tuttavia, ad abbondare sono proprio gli effetti speciali mentre, a latitare un po', sono le scene d'azione. Queste ultime, infatti, potevano essere decisamente più numerose e, ad eccezione dello scontro finale, non assistiamo a niente di eccezionale o di particolarmente divertente. Purtroppo, non è finita. “Apocalisse” non vince degnamente sul versante della caratterizzazione dei personaggi. Era un problema prevedibile, vista la mole di mutanti in gioco ma ci si aspettava un lavoro rilevante almeno sui protagonisti. E invece si procede ad accenni e, a volte, si lascia spazio anche alla banalità. Personaggi di punta come Xavier e Magneto (caratterizzati particolarmente bene in “X-Men L'inizio”) non incidono come dovrebbero e la stessa identica cosa si può dire di Mystica e di Jean Grey (quest'ultima con uno spazio piuttosto limitato). Si può rimanere abbastanza soddisfatti della nemesi, piuttosto d'impatto, ma non dei suoi quattro cavalieri, davvero poco rilevanti. Assolutamente fantastica la scena dedicata a Quicksilver, che probabilmente vale da sola il prezzo del biglietto. In conclusione, “Apocalisse” è da vedere ma poteva offrire sicuramente qualcosa in più e, nonostante la regia non sia cambiata, sembra che qualcosa sia andato storto. Non perdetevi la scena dopo i titoli di coda, sembra promettere bene riguardo al futuro dell'uomo d'adamantio.

IL MIO VOTO: 6,5/10


mercoledì 25 maggio 2016

The Boy - Recensione

THE BOY – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Boy
Regia: William Brent Bell
Cast: Lauren Cohan, Rupert Evans, Jim Norton, Diana Hardcastle
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 97 min.
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita (cinema): 12 maggio 2016


L'assurdità di alcune situazioni narrative può rivelarsi una maschera di plausibili realtà. E' proprio il caso di “The Boy”, pellicola diretta da William Brent Bell. Il regista di “Stay Alive” firma un horror piacevole, non tra i migliori della contemporaneità ma sicuramente degno di fiducia. Iniziamo dalla trama. La giovane Greta viene assunta come baby sitter per Brahms, il figlio della famiglia Hillshire. La protagonista scopre che il bambino è in realtà una bambola, tanto carina quanto inquietante. E mentre la ragazza prende sottogamba il suo nuovo incarico, iniziano a verificarsi strani eventi nella grande dimora. E Brahms, probabilmente, ne sa qualcosa. A dire la verità, l'incipit assai bizzarro della vicenda non stimola particolarmente la visione e si è tentati di interrompere il tutto per dedicarsi a più interessanti attività; tuttavia, basta leggermente proseguire nella trama per ricevere, gradualmente, piccoli indizi. Tutti quanti conducono al colpo di scena della parte finale, una rivelazione non proprio scontata che rende solide a sufficienza le basi narrative, fragili soltanto in apparenza. Inoltre, nonostante non ci sia niente di rilevante nella messa in scena, il film riesce a procurare anche qualche spavento, punto sicuramente a favore dato il genere. Efficace anche la scenografia, nel complesso. Per quanto riguarda la caratterizzazione, soltanto la protagonista gode di un trattamento di favore. Non siamo di fronte ad un personaggio profondo ma è curioso notare che Greta, per sfuggire ad un orrore passato, decide di aggrapparsi ad un orrore altrettanto superiore per resistere, in un determinato momento della narrazione. Per quanto riguarda il resto dei comprimari, non c'è niente di eclatante da segnalare. In definitiva, “The Boy” è sicuramente da vedere, specialmente per gli appassionati del genere. Non è tra i migliori horror in circolazione ma merita una sufficienza piena, specialmente se riesce a rendere plausibile una sceneggiatura dal discutibile incipit.


IL MIO VOTO: 6,5/10

giovedì 5 maggio 2016

Captain America: Civil War - Recensione

CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Captain America: Civil War
Regia: Anthony e Joe Russo
Cast: Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Sebastian Stan, Don Cheadle, Elizabeth Olsen, Paul Bettany, Paul Rudd, Tom Holland, Frank Grillo, Jeremy Renner, Anthony Mackie, Chadwick Boseman, William Hurt, Daniel Brühl, Emily VanCamp
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 147 min.
Distribuzione: Walt Disney
Data di uscita (cinema): 4 maggio 2016


L'attesissimo “Captain America: Civil War” approda finalmente nelle nostre sale. C'è poco da fare, il film è davvero ben realizzato e, nonostante si porti dietro il solito problema della caratterizzazione dei personaggi, la visione è davvero appagante. Si deve affermare che questo prodotto è da ritenersi superiore al recente “Batman V Superman”, per varie motivazioni. Tuttavia, andiamo con ordine e partiamo dalla trama. In seguito ad una missione finita male in Nigeria, il gruppo degli Avengers si ritrova nel mirino del governo e dell'opinione pubblica. Di conseguenza, le autorità politiche mondiali decidono, tramite la firma di un documento ufficiale, di prendere pieno possesso degli eroi e della loro libertà. Questa realtà divide nettamente il gruppo: Iron Man è favorevole, Captain America è contrario. Mentre si preannuncia uno scontro epocale tra le opposte fazioni, un misterioso nemico opera nell'ombra. Nonostante la trama possa apparire lineare, ci sono alcuni colpi di scena decisamente riusciti ed è il caso di dire che l'importante scontro preannunciato dal trailer non ha un esito così scontato. Prima di segnalare l'unico vero difetto del film, è il caso di elencarne i numerosi pregi. Intanto, il film scorre magnificamente, nonostante la lunga durata; il merito è di un ritmo serrato, scandito tanto da una narrazione incalzante quanto da numerose sequenze d'azione ad alto tasso di spettacolarità. In questo senso, la pellicola è divertentissima da vedere e, da un punto di vista prettamente grafico, mostruosamente perfetta. Le scene più concitate sono realizzate al meglio delle attuali possibilità e anche la colonna sonora si rivela pertinente ed azzeccata. In definitiva, “Civil War” è un cinecomic davvero meritevole. Arriviamo, adesso, all'unica vera pecca del film che, vista la mole di personaggi in gioco, poteva essere prevedibile. I supereroi presenti sono davvero troppi e, di conseguenza, non tutti hanno la profondità che avrebbero dovuto avere. Da un punto di vista corale, il film funziona magnificamente ma, nello specifico, soltanto i due protagonisti hanno il giusto trattamento. Da una parte abbiamo Tony Stark, influenzato dal passato e consapevole che gli Avengers, nonostante le loro nobili intenzioni, necessitino di una regola che li responsabilizzi maggiormente nei confronti del mondo intero; dall'altra abbiamo Captain America, deciso a mantenere la propria indipendenza e convinto di poter agire oltre l'autorità dei governi, a volte troppo ottusi per gestire determinate situazioni. In questo senso, il lavoro di caratterizzazione sui due leader non è affatto male. Per quanto riguarda il resto, vengono dati, a chi più a chi meno, soltanto degli accenni per poi buttare tutti quanti nel vivo dell'azione. Particolarmente degna di nota l'apparizione e la resa di Spiderman che, nel poco spazio a lui dedicato, riesce veramente ad esprimere al meglio le proprie potenzialità, facendo ben sperare per i successivi prodotti a lui dedicati. Da evidenziare anche la presenza di un tono più maturo e serio dell'intera vicenda, dove lo humour ha uno spazio notevolmente ridotto rispetto al solito. In conclusione, “Captain America: Civil War” è un cinecomic assolutamente da non perdere e, nonostante tutto, da preferire al recente film della DC.


IL MIO VOTO: 8,5/10

lunedì 2 maggio 2016

Zona d'ombra - Una scomoda verità - Recensione

ZONA D'OMBRA – UNA SCOMODA VERITA'
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Concussion
Regia: Peter Landesman
Cast: Will Smith, Alec Baldwin, Luke Wilson, Albert Brooks, David Morse, Arliss Howard, Gugu Mbatha-Raw
Nazione: U.S.A., Australia, Regno Unito
Anno: 2015
Durata: 122 min.
Distribuzione: Sony
Data di uscita (cinema): 21 aprile 2016


Alcuni attori, dopo un discreto periodo di assenza dalle scene, fanno il loro ritorno. Will Smith è uno di questi. Mentre aspettiamo l'atteso “Suicide Squad”, in cui lui ricopre i panni di Deadshot, l'ex cantante arriva nelle sale con un film risalente all'anno scorso. Si tratta di “Zona d'ombra – Una scomoda verità”, diretto da Peter Landesman. Parliamo di un prodotto estremamente valido, incisivo nelle tematiche e tanto emozionante quanto ben interpretato. Partiamo dalla trama, ispirata ad una storia vera. Nel settembre del 2002, il dottor Bennet Omalu, in seguito alla misteriosa morte di alcuni ex giocatori di football, fa una sconvolgente scoperta. I numerosi colpi violenti presi dai giocatori alla testa, infatti, conducono questi ultimi, gradualmente, prima alla follia e dopo alla morte. Il coraggioso protagonista cerca di divulgare la verità ma deve scontrasi con la NFL, troppo minacciata dalla sua scoperta. La narrazione assume un'intensità sempre maggiore e, nonostante le due abbondanti ore di visione, scorre molto bene. Attraverso la vicenda del protagonista, vengono affrontate due importanti tematiche: l'America come il sogno di un immigrato nigeriano e le spietate meccaniche del football americano. Will Smith da vita ad un Bennet Omalu decisamente convincente, disegnando un personaggio tanto particolare quanto determinato nella propria missione. Per quanto possa essere grande il nemico che ha davanti, il protagonista porta con sé la forza della verità, assolutamente impossibile da nascondere o da sconfiggere. E il suo destino è andare avanti, anche se questo porta alla disillusione nei confronti dell'America, tanto amata e desiderata. Efficaci anche i rapporti tra i vari personaggi e la loro relativa caratterizzazione. Abbiamo una moglie devota nei confronti del marito e pronta a dissipare ogni suo dubbio, un medico di squadra pronto a schierarsi (a malincuore) contro lo sport per cui ha sempre lavorato, un dottore determinato tanto quanto Bennet a non fermarsi nel perseguimento della verità e medici e cittadini troppo ottusi di fronte ad una scomoda realtà. Una realtà che, nonostante tutto, riesce infine a venire a galla e a testimoniare l'importanza del lavoro del dottor Omalu. Grazie anche una buona regia e ad una prova estremamente convincente dell'intero cast, in conclusione, “Salvacinema” non può fare altro che consigliare caldamente la visione di “Zona d'ombra”, un film che mescola sapientemente emozioni ed amare attualità.


IL MIO VOTO: 8/10

venerdì 8 aprile 2016

Victor - La storia segreta del dottor Frankenstein - Recensione

VICTOR – LA STORIA SEGRETA DEL DOTTOR FRANKENSTEIN
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Victor Frankenstein
Regia: Paul McGuigan
Cast: James McAvoy, Daniel Radcliffe, Jessica Brown Findlay, Andrew Scott
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 108 min.
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita (cinema): 7 aprile 2016


Il cinema contemporaneo non è mai sazio di stupri nei confronti della migliore letteratura mondiale. Dopo lo scempio fatto nei confronti del capolavoro immortale di Jane Austen con “Orgoglio e pregiudizio e zombie”, adesso è la volta di Mary Shelley e del suo “Frankenstein”. Alla regia di questo nuovo film troviamo Paul McGuigan, regista del buon “Slevin” e la presenza di McAvoy e Radcliffe farebbe ben sperare. Partiamo dalla trama. Il deforme Igor, dipendente di un circo, viene liberato dallo stravagante Victor Frankenstein. Quest'ultimo, dopo aver sistemato a dovere il nuovo arrivato, lo rende partecipe del suo progetto, tanto visionario quanto folle: creare la vita dalla morte. Purtroppo, le cose prendono una piega inaspettata e sovvertire l'ordine naturale delle cose conduce, gradualmente, a situazioni estremamente difficili. Se la Creatura del romanzo originale avesse visto il film, probabilmente si sarebbe sentita in notevole imbarazzo. Infatti, la narrazione riprende gli elementi più noti dell'opera di Shelley e li riutilizza a proprio piacimento. Il risultato è una vera e propria tragedia narrativa, assolutamente offensiva nei confronti del capolavoro letterario. Nonostante il prodotto scorra abbastanza bene, non può fare a meno di inorridire in questo senso. Si procede in maniera sempre più rovinosa fino ad arrivare al finale, vero e proprio culmine di questo abominio. E' un peccato notare che, tuttavia, gli attori protagonisti non se la cavino male e il personaggio di Victor non sia caratterizzato poi così male. Gradevole anche la prova di Radcliffe ma piuttosto stereotipati gli altri comprimari. Purtroppo, la buona regia e l'impiego di effetti speciali discreti non bastano a salvare un prodotto abbastanza deludente. Il tutto viene condito da una concezione piuttosto banale di “creazione” e da un accenno ad un probabile sequel. In definitiva, “Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein” è un prodotto evitabile, a meno che non siate fan degli attori protagonisti e talmente amanti dell'opera originale da non resistere al suo richiamo.


IL MIO VOTO: 4,5/10

giovedì 24 marzo 2016

Batman V Superman: Dawn of Justice - Recensione

BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Batman V Superman: Dawn of Justice
Regia: Zack Snyder
Cast: Ben Affleck, Henry Cavill, Gal Gadot, Jesse Eisenberg, Amy Adams, Jeremy Irons, Laurence Fishburne, Diane Lane, Holly Hunter
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Durata: 151 min.
Distribuzione: Warner Bros
Data di uscita (cinema): 23 marzo 2016


Le due icone dell'universo fumettistico DC, Batman e Superman, si ritrovano faccia a faccia nel nuovo, attesissimo film diretto da Zack Snyder. Approdato nelle nostre sale il 23 marzo 2016, il film ha già frantumato il record di prevendite strappate nel mondo e questo non può definirsi un caso. La curiosità suscitata da uno scontro così improbabile era prevedibile, anche se Frank Miller, nella sua opera “Il ritorno del cavaliere oscuro”, aveva già fatto scontrare i due supereroi, con un esito ben preciso. Comunque, diciamolo subito. Il film è assolutamente da vedere! Non è esente da difetti, sopratutto in fase di sceneggiatura ma, incredibilmente, la trama è decisamente plausibile e lo spettacolo offerto, specialmente nell'ultima parte, lascia davvero senza fiato. Gli eventi si svolgono successivamente a quelli narrati in “Man of Steel” e l'umanità ha ormai conosciuto l'uomo di Krypton e i prodigi di cui può essere capace. Bruce Wayne, tuttavia, vede in lui una possibile minaccia, in virtù della sua natura; di conseguenza, è deciso a tentare il tutto per tutto per poterlo affrontare. Mentre si profila all'orizzonte uno scontro tra titani senza precedenti, qualcuno trama nell'ombra diaboliche macchinazioni. Da un punto di vista strutturale, il film segue l'impronta della precedente opera dedicata a Superman; infatti, nella prima parte la pellicola cerca di delineare i personaggi ed il contesto nel quale agiscono per poi scatenare l'azione più sfrenata e spettacolare nella seconda. Il film, nonostante la lunga durata, scorre alla perfezione e tiene sempre desta l'attenzione. La narrazione, a parte qualche dettaglio e l'imprevedibile finale, si rivela abbastanza lineare ma, sopratutto, può ritenersi plausibile. Sulla carta, infatti, Batman non avrebbe alcuna possibilità contro il supereroe di Krypton ma le circostanze narrative rendono lo scontro non soltanto atteso ma anche equilibrato e drammatico. Da un punto di vista prettamente grafico e tecnico, il prodotto è assolutamente ineccepibile e la colonna sonora di Hans Zimmer svolge egregiamente il proprio dovere. Purtroppo, i difetti più grossi si riscontrano in fase di caratterizzazione dei personaggi. Chi scrive ritiene che poteva essere fatto qualcosa in più, nonostante un lavoro, in questo senso, sia stato effettivamente svolto. Andiamo con ordine. La trilogia di Nolan dedicata all'uomo pipistrello esercita notevoli influenze sul lavoro di Snyder e Affleck non poteva sottrarsi al confronto con Bale. Tuttavia, l'attore se ne esce discretamente e il suo Batman può definirsi convincente. E' un Bruce Wayne tormentato da visioni passate e future, per certi versi ossessionato da Superman e provato dai dolorosi trascorsi. Non mancano riferimenti a personaggi o ad eventi ben noti ai fan di Batman e noi osserviamo la narrazione quasi esclusivamente dal suo punto di vista. Di conseguenza, a rimetterci è proprio Superman in questo senso. Infatti, il film mostra principalmente come sia visto dai media e dal resto dell'umanità, tanto come salvatore quanto come vero e proprio Dio della distruzione sulla Terra. Purtroppo, le scene a lui dedicate in fase di caratterizzazione potrebbero mancare di profondità e la bellezza di tale supereroe potrebbe essere appena percepibile. Infatti, il resto dei comprimari spende molte parole su di lui ma Clark Kent e la sua vera essenza emergono fino ad un certo punto. Il Lex Luthor di Eisenberg è apprezzabile, la Wonder Woman di Gal Gadot fa ben sperare, nonostante se ne stia piuttosto in disparte, e anche il resto del cast svolge egregiamente la sua prova, pur mostrando difetti, anche qui, in fase di caratterizzazione. Alcuni spunti, infine, aprono la strada alla nascita della Justice League e, in definitiva, “Batman V Superman: Dawn of Justice” supera la prova e può dirsi un film abbastanza soddisfacente.


IL MIO VOTO: 7,5/10

martedì 22 marzo 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot - Recensione

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Lo chiamavano Jeeg Robot
Regia: Gabriele Mainetti
Cast: Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Antonia Truppo, Gianluca di Gennaro
Nazione: Italia
Anno: 2015
Durata: 118 min.
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita (cinema): 25 febbraio 2016


Lo chiamavano Jeeg Robot” si iscrive come vero primo tentativo italiano di osare altri generi. Il film diretto da Gabriele Mainetti, infatti, non può proprio passare inosservato, per svariate motivazioni. Partiamo dalla trama, intanto. Nella Roma dei giorni nostri assistiamo alla storia del ladruncolo Enzo Ceccotti che, dopo essere entrato in contatto con una sostanza radioattiva, si accorge di avere ottenuto una forza straordinaria. La sua strada si incrocia con quella di Alessia e dello Zingaro. La prima è una ragazza dal traumatico passato che vede in Enzo il mitico Jeeg Robot, il secondo è un criminale tanto violento quanto folle. Ormai un nuovo eroe, non senza sacrifici, può nascere. La narrazione, a parte qualche dettaglio non troppo scontato, si rivela abbastanza lineare ma il film trova altrove i suoi punti di forza. Innanzitutto, nonostante la fonte dell'anime giapponese, assistiamo ad una storia originale dove si muovono personaggi nuovi e dotati di vita propria. In definitiva, Enzo Ceccotti è il primo vero supereroe del cinema italiano. E' un protagonista convincente, ben lontano dal modello di eroe a cui ci ha abituato il cinema internazionale. Infatti, abbiamo a che fare innanzitutto con un uomo e con i suoi problemi, decisamente poco interessato ad usare il proprio potere per gli altri. E' l'incontro con Alessia, portata sullo schermo con efficacia da Ilenia Pastorelli, ad avviare la metamorfosi di Enzo. Un ottimo lavoro è svolto anche da Marinelli e dal suo Zingaro, il cattivo perfetto che non può non richiamare ad altri “villain” del cinema superomistico. Insieme ad una buona caratterizzazione dei personaggi, inoltre, abbiamo una buona scorrevolezza del prodotto, con momenti divertenti ma anche decisamente emozionanti. La regia propone scene d'azione più estreme che, nonostante non reggano il confronto con i film Marvel o DC, si lasciano pienamente apprezzare in virtù della propria missione: rompere gli schemi del cinema italiano e volare verso nuovi orizzonti. In definitiva, non potete fare altro che reperire e guardare “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Il volo del cinema italiano è appena iniziato e, dalle premesse, chi scrive ritiene che durerà a lungo.


IL MIO VOTO: 7,5/10

giovedì 17 marzo 2016

Legend - Recensione

LEGEND – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Legend
Regia: Brian Helgeland
Cast: Tom Hardy, Emily Browning, Christopher Eccleston, David Thewlis, Taron Egerton, Chazz Palminteri
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2015
Durata: 130 min.
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita (cinema): 3 marzo 2016


Nel panorama cinematografico mondiale, ultimamente, sono diversi i talenti da tenere d'occhio. Uno di questi, sicuramente, è Tom Hardy. L'attore britannico, negli ultimi anni, ha preso parte a numerosi progetti ed ha ampiamente dimostrato il proprio valore. “Legend” è l'ennesima conferma di quest'ultima affermazione. Nel “gangster movie” scritto e diretto da Brian Helgeland, infatti, Hardy ricopre un doppio ruolo e lo fa in maniera decisamente egregia. Partiamo dalla trama, ispirata a personaggi realmente esistiti. Ronald e Reginald Kray sono dei gemelli estremamente letali. Attraverso gli occhi di Frances, moglie di Reginald, assistiamo alla loro ascesa criminale nella Londra del secondo dopoguerra. E ci accorgiamo di quanta diversità si celi dietro al loro aspetto pressoché identico. Il film ha un impianto narrativo decisamente classico e alterna la vita criminale dei gemelli a quella privata. Tom Hardy, grazie al suo straordinario doppio ruolo, caratterizza a dovere i propri personaggi. Ronald e Reginald sono le due facce della stessa medaglia. Il primo è violento, affetto da gravi problemi mentali ed irrazionale; il secondo agisce in modo più oculato ed ha decisamente più fascino e consapevolezza del proprio ruolo. Nonostante tutto, sono comunque fratelli che si rispettano e che sanno come farsi temere. Soddisfacente anche la prova della Browning, moglie speranzosa di una redenzione del marito e disposta a reggere, in qualche modo, la vita criminale che ha scelto. Buona anche la prova del resto del cast, nonostante qualche personaggio possa risultare stereotipato. La pellicola, inoltre, scorre abbastanza bene e, in alcuni momenti, riesce anche a divertire. In definitiva, “Legend” è un “gangster movie” assolutamente da vedere, che conferma il talento di Tom Hardy e l'abilità di Helgeland, sia in fase di sceneggiatura che di regia.

IL MIO VOTO: 7,5/10


giovedì 10 marzo 2016

Regali da uno sconosciuto - Recensione

REGALI DA UNO SCONOSCIUTO
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Gift
Regia: Joel Edgerton
Cast: Jason Bateman, Rebecca Hall, Joel Edgerton, Allison Tolman, Tim Griffin
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 108 min.
Distribuzione: Koch Media
Data di uscita (cinema): 3 marzo 2016


Joel Edgerton, attore contemporaneo ormai noto, fa il suo esordio alla regia con “Regali da uno sconosciuto”. Oltre alla veste di regista, il performer australiano si cimenta anche nella sceneggiatura e nella recitazione. Il risultato, appoggiandosi ad un cast complessivamente in forma, è da ritenersi buono. Si tratta di un thriller psicologico dalle sfumature drammatiche. Simon e Robyn, trasferitisi da poco a Los Angeles, incontrano casualmente Gordon, un vecchio compagno di scuola di Simon. Questo incontro favorisce una sorta di avvicinamento tra la coppia e l'uomo in questione, che manifesta atteggiamenti decisamente strani come, ad esempio, recapitare dei regali ai coniugi in modo discutibile. Nonostante Simon decida di allontanare chiaramente Gordon dalla loro vita, la storia non finisce qui e porta alla luce sconvolgenti rivelazioni. Il film si prende i primi trenta minuti circa di visione per ingranare definitivamente; prima, infatti, illustra superficialmente i protagonisti per poi analizzarli meglio con l'incedere della narrazione. Lo spettatore capisce subito che qualcosa non quadra nell'introverso Gordon ma arrivare a capire cosa si nasconde davvero dietro le quinte non è poi così scontato. Anche perchè, gradualmente, vengono forniti degli indizi ma la ricostruzione finale non è poi così immediata. Inoltre, ad aumentare è la suspense della sinossi e, in questo senso, Edgerton riesce a realizzare alcune scene particolarmente riuscite, non tanto per la messa in scena quanto per l'atmosfera creata. Anche la caratterizzazione dei personaggi è abbastanza soddisfacente e, visti i pochi elementi in gioco, ognuno ha l'attenzione che si merita. Tutti gli attori sono in forma e la performance di Edgerton, in particolare, è decisamente riuscita. Nel finale abbastanza teso, in definitiva, la reale natura dei protagonisti viene alla luce e la parola “sconosciuto” estende particolarmente il proprio raggio d'azione. “Regali da uno sconosciuto”, in conclusione, è un esordio piacevole da vedere e, nonostante rispetti alcuni cliché del genere a cui appartiene, riflette su temi estremamente delicati ed attuali.

IL MIO VOTO: 7/10


lunedì 7 marzo 2016

Perfetti sconosciuti - Recensione

PERFETTI SCONOSCIUTI – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Perfetti sconosciuti
Regia: Paolo Genovese
Cast: Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Marco Giallini, Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston
Nazione: Italia
Anno: 2016
Durata: 97 min.
Distribuzione: Medusa Film
Data di uscita (cinema): 11 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Conosciamo davvero i nostri amici più cari? E, d'altra parte, ci fidiamo abbastanza di loro da poterli considerare tali? Il regista Paolo Genovese propone questi due importanti interrogativi con il suo nuovo lavoro, dal titolo “Perfetti sconosciuti”. Grazie ad un cast straordinariamente armonico e brillante, il risultato è un prodotto particolarmente riuscito, tanto attuale quanto divertente e drammatico. Inoltre, è l'ennesima prova di quanto si possa fare del buon cinema senza affidarsi a mezzi particolarmente dispendiosi. Iniziamo dalla trama. Sette amici, di cui quattro uomini e tre donne, si ritrovano a condividere una cena tutti insieme; durante una discussione sul potere attuale dei telefonini, una di loro propone un gioco. Ognuno dovrà condividere con i presenti tutte le chiamate e i messaggi che arriveranno sui propri cellulari, per tutta la durata della cena. Dopo le prime perplessità, tutti acconsentono. Emergeranno molti segreti ed una tremenda verità: non conosciamo mai davvero a fondo coloro che chiamiamo amici. La narrazione, nonostante veda i personaggi quasi sempre all'interno di una casa, non perde mai d'intensità e, sopratutto, mantiene una certa brillantezza. Questo consente al prodotto di far ridere nel modo giusto, senza necessariamente affidarsi alla volgarità. Man mano che vengono scoperti i vari altarini, tra cui alcuni decisamente inaspettati, ai toni della commedia se ne aggiungono altri più drammatici. E qui viene il bello. Anche le tragedie svelate, in qualche modo, suscitano ilarità. Il merito è, sopratutto, degli attori. Ognuno dona qualcosa di proprio al film e si scatena un'alchimia di gruppo assolutamente irresistibile. Ogni attore, infatti, è al proprio posto e non stona assolutamente nessuno nel cast. I personaggi trovano anche un minimo di caratterizzazione, nonostante siano abbastanza numerosi, e la performance attoriale complessiva può dirsi riuscita. Il particolarissimo finale chiude al meglio il film e, in qualche modo, è come se ci dicesse che anche noi, in fondo, non siamo riusciti a conoscere davvero il prodotto che avevamo davanti. Perchè, in verità, diamo per scontate molte cose che in realtà non lo sono. Perchè, alla fine, siamo tutti perfetti sconosciuti.


IL MIO VOTO: 8/10

venerdì 4 marzo 2016

Il caso Spotlight - Recensione

IL CASO SPOTLIGHT – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Spotlight
Regia: Tom McCarthy
Cast: Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci, Billy Crudup, John Slattery
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 129 min.
Distribuzione: BiM Distribuzione
Data di uscita (cinema): 18 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Il vincitore del Premio Oscar 2016 nella categoria “Miglior Film” approda anche nelle nostre sale. “Il caso Spotlight”, diretto da Tom McCarthy, è infatti una vera e propria bomba. Un prodotto estremamente attuale, che fa riflettere, che emoziona e che si classifica come il miglior film sul giornalismo d'inchiesta degli ultimi anni. Iniziamo dalla trama, ispirata ad eventi realmente accaduti. La sezione giornalistica denominata “Spotlight”, appartenente al “Boston Globe”, viene indirizzata dal nuovo direttore ad un argomento tanto delicato quanto importante: gli abusi sessuali compiuti da esponenti della chiesa cattolica sui minori. Gradualmente, emergono risultati sconvolgenti ed affiorano verità decisamente difficili da accettare. Il film si concentra interamente sull'inchiesta mandata avanti dai giornalisti protagonisti e, con l'incedere della visione, pone temi sempre più interessanti su cui riflettere. I personaggi vengono analizzati quasi esclusivamente da un punto di vista lavorativo e, nonostante la loro vita privata venga lasciata un po' ai margini, la sezione “Spotlight” trova una sua identità concreta. Infatti, McCarthy illustra dei giornalisti stacanovisti ed estremamente agguerriti per raggiungere l'obiettivo finale: svelare al mondo lo sconvolgente atteggiamento della chiesa nei confronti dei preti accusati di pedofilia. E smascherare definitivamente l'assurdo ed immorale sistema che si è creato dietro le quinte. D'impatto determinate scene di testimonianza, crude ma efficaci abbastanza da sconvolgere lo spettatore. Non è tutto. Il film non cala mai d'intensità e si rivela abbastanza scorrevole per tutta la sua durata. Il cast offre una prova ampiamente soddisfacente e, grazie alla sua coralità, ottiene il massimo del risultato. Degni di nota, in particolare, Keaton, la McAdams e Ruffalo, quest'ultimo candidato all'Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. In definitiva, siamo di fronte ad un film sul giornalismo d'inchiesta eccezionale. Niente è fuori posto e chi scrive conclude con un consiglio: guardatelo il prima possibile, senza esitazione.


IL MIO VOTO: 8,5/10

mercoledì 2 marzo 2016

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo - Recensione

L'ULTIMA PAROLA – LA VERA STORIA DI DALTON TRUMBO
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Trumbo
Regia: Jay Roach
Cast: Bryan Cranston, Diane Lane, Helen Mirren, Elle Fanning, John Goodman, Louis C.K.
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 125 min.
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita (cinema): 11 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Il noto sceneggiatore Dalton Trumbo trova un suo film biografico sul grande schermo. Con la regia di Jay Roach, il prodotto si affida ad un grande Bryan Cranston e, grazie alla coralità del resto del cast, il risultato è davvero soddisfacente. Partiamo dalla trama. Nella Hollywood degli anni '40 incombe la presunta minaccia comunista. Di conseguenza, molti volti noti dello spettacolo vengono sottoposti a giudizio e nemmeno Dalton Trumbo può sottrarsi al processo. Questa situazione mina la carriera dello scrittore e della sua famiglia ma, nonostante tutto, arriva il tempo della riscossa. Il film riesce a rendere bene la figura di Trumbo, specialmente nel periodo successivo alla prigionia. Cranston, grazie alla sua notevole prova interpretativa, dipinge sullo schermo un uomo coraggioso ed estremamente forte dei propri ideali. Un uomo talmente attaccato alle proprie idee che è disposto anche a sacrificare la vita privata della propria famiglia e a cambiare atteggiamento, anche con i propri amici. In questo senso, non è illustrato male il comportamento piuttosto variegato tenuto dal protagonista, a seconda di chi ha di fronte. E capire di chi potersi fidare, a quel tempo, non era affatto facile. Non tutti i rapporti tra i vari personaggi sono curati come dovrebbero ma, complessivamente e vedendo la mole di comprimari in gioco, il risultato non è affatto da disprezzare. Probabilmente, le due facce di Hollywood non sempre vengono rese alla perfezione ma il clima astioso in cui vivevano gli sceneggiatori accusati di comunismo non è reso male. Per quanto riguarda la profondità, è il protagonista a beneficiarne maggiormente mentre altri personaggi potrebbero risultare banali o macchiettistici. E' opportuno dire che il film, nonostante alcuni momenti, scorre abbastanza bene e aumenta la propria intensità con l'avanzare della visione. Buona anche la complessiva prova del cast e la colonna sonora si mantiene nella norma. In definitiva, “L'ultima parola” è un film decisamente da vedere e porta sullo schermo uno dei personaggi più particolari che la storia del cinema abbia mai avuto. Forse, ad emergere è più l'uomo che lo scrittore nella pellicola. Ma va bene lo stesso.


IL MIO VOTO: 8/10

venerdì 26 febbraio 2016

The Danish Girl - Recensione

THE DANISH GIRL – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Danish Girl
Regia: Tom Hooper
Cast: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard, Ben Whishaw, Matthias Schoenaerts, Sebastian Koch
Nazione: U.S.A., Gran Bretagna
Anno: 2015
Durata: 119 min.
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita (cinema): 18 febbraio 2015
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


The Danish Girl” sprigiona due tipi di potenza: quella tematica e quella emotiva. Il film diretto da Tom Hooper, appoggiandosi ad una straordinaria coppia di interpreti protagonisti, si dimostra un prodotto decisamente intenso e altrettanto curato. Iniziamo dalla trama, ispirata al romanzo “La danese” di David Ebershoff. Nella Copenaghen degli anni venti del '900 assistiamo alla vicenda di Einar Wegener, pittore paesaggista. Un giorno, quest'ultimo decide di indossare abiti femminili per fare da modello alla moglie Gerda, anch'ella pittrice. Gradualmente, inizia una scissione nella mente del protagonista, più consono a vestire e ad atteggiarsi come una donna piuttosto che seguire la propria natura maschile. Questa situazione si ripercuote inevitabilmente, con tutte le sue complicazioni, sulla moglie Gerda. La narrazione, nonostante possa presentare evidenti buchi di sceneggiatura, riesce a reggersi in piedi e mantiene un'intensità costante per tutta la sua durata. Il tema, abbastanza delicato ed estremamente attuale al giorno d'oggi, viene trattato discretamente, pur concedendo scene che potrebbero risultare decisamente forti. Un plauso particolare va fatto agli interpreti principali e alla profonda caratterizzazione che riescono a dare ai propri personaggi. Redmayne, trasformando anche esteticamente il proprio corpo, da vita ad un uomo, in principio, estremamente confuso riguardo alla propria natura; un uomo che soffre per questo e per gli enormi dispiaceri arrecati alla moglie. Einar, alla fine, riesce ad uscire dal suo caos mentale e, nonostante i pareri della società, prende la sua definitiva decisione. Tuttavia, ad emozionare infinitamente è il personaggio della moglie Gerda, magistralmente portata sullo schermo da Alicia Vikander. Non può non colpire il ruolo di questa donna, intenzionata a rimanere accanto ad Einar nonostante tutto. Colui che si sente donna e si appresta a diventare tale viene sempre visto da Gerda come il suo marito sofferente, da amare e da sostenere sempre. Anche se intraprende una strada difficile da seguire ed altrettanto tale da accettare. Il rapporto tra i due protagonisti è estremamente curato e, nonostante la buona prova complessiva del cast, il resto dei comprimari poteva ricevere un trattamento migliore. In definitiva, “The Danish Girl” è un film emozionante ed assolutamente da vedere. Ha già ricevuto numerosi riconoscimenti e concorre agli Oscar. Per certi versi, non può fare a meno di meritarseli.


IL MIO VOTO: 8,5/10

lunedì 22 febbraio 2016

Il potere degli anime

IL POTERE DEGLI ANIME
Articolo a cura di David Salvaggio


L'universo dell'animazione giapponese ha un potenziale grafico e contenutistico infinito. Da diversi anni a questa parte, infatti, il nostro paese ha capito la fondamentale importanza di questo mondo in continua espansione; di conseguenza, sul grande schermo e per l'Home Video sono arrivati tantissimi prodotti, sia vecchi che nuovi, che hanno portato nuova linfa al genere. Quando parliamo di “anime” ci si riferisce a tutto quell'universo di cartoni animati provenienti dal Giappone. E' suddiviso per formati e per generi veri e propri. Serie televisive, OAV, film cinematografici, cortometraggi e molto altro ancora. La fonte principale di ispirazione sono i manga, ovvero i fumetti, ma non mancano nemmeno soggetti originali. Chi scrive è cresciuto principalmente con l'animazione di stampo occidentale, specialmente quella della Disney, ed ha imparato a conoscere questo complesso mondo soltanto da pochi anni. Tuttavia, questa persona ha dovuto riconoscere la netta superiorità degli anime rispetto ai cartoni che ha amato e con cui è cresciuto. Il motivo è molto semplice. Gli anime giapponesi non hanno limiti, né grafici né narrativi; in poche parole, il Giappone usa l'animazione come strumento da usare a 360 gradi per fare cinema e non si pone alcun tipo di restrizione. Infatti, nonostante il target in Occidente si sia un pò ampliato rispetto al passato, alcuni canoni continuano ad essere rispettati. Ad esempio, la violenza è molto limitata, i temi trattati sono sempre piuttosto leggeri e il pubblico infantile è spesso quello prediletto. Di conseguenza, occorre valutare con attenzione cosa mostrare e cosa non. Gli anime non si pongono assolutamente questo problema. Proprio per questo motivo, spesso, gli anime hanno incontrato notevoli problemi di distribuzione. E' assai famoso il caso di “Ken Il Guerriero”, celebre manga e serie televisiva creata da Buronson e Hara. Le reti Mediaset, ai tempi, non si presero la responsabilità di trasmettere un prodotto così violento, nonostante la profondità evidente dei temi trattati. Fortunatamente, altre emittenti minori raccolsero la sfida e la serie venne comunque trasmessa in italiano nel nostro paese. Non è tutto. Il panorama dell'animazione giapponese è stato molte volte usato come fonte di ispirazione dal cinema mondiale . Questo testimonia, ancora una volta, quanto l'universo degli anime sia veramente influente sulla cinematografia del pianeta Terra. Purtroppo, graficamente parlando, l'uso della computer grafica è sempre più presente e il disegno tradizionale va sempre più a tramontare. Due esempi di questa tecnica possono essere i recenti “Captain Harlock” e “I Cavalieri dello Zodiaco – La Leggenda del Grande Tempio”, veri e propri gioielli estetici che sacrificano senza esitare il contenuto. In questo senso, a risentirne parecchio sono stati Pegasus ed i suoi compagni di battaglia. Chi scrive spera di aver stimolato nel lettore la voglia di scoprire questo meraviglioso universo d'animazione e, in conclusione, segnala alcune proposte agli spettatori, sia cinematografiche che “televisive”.

CINEMA:
Hayao Miyazaki – Il regista più famoso nel nostro paese e in tutto il mondo. Una filmografia di undici prodotti tutti da scoprire. In particolar modo, “Principessa Mononoke”, “La città incantata”, “Il castello errante di Howl” e “Si alza il vento”. Una fusione perfetta di grafica, contenuto e poesia. Imperdibili.

Mamoru Oshii – Autore e regista di proporzioni leggendarie e, inoltre, sperimentatore a tutto tondo di nuovi limiti della computer grafica. Da segnalare “Ghost in the Shell” e “Ghost in the Shell: Innocence” (i fratelli Wachowski hanno preso ispirazione proprio dal primo film per scrivere “Matrix”), “Patlabor” e “Sky Crawlers – I cavalieri del cielo”.

Satoshi Kon – Geniale regista morto troppo presto ed autore di veri e propri capolavori come “Perfect Blue”, “Paprika – Sognando un sogno”, “Millennium Actress” e “Tokyo Godfathers”. Tranne che in quest'ultimo, l'autore si concentra sul rapporto tra sogno e realtà e di come questi due universi, spesso, possano inevitabilmente fondersi. Da non perdere anche “Paranoia Agent”, unica serie firmata da Kon.

SERIE
Code: Geass – Lelouch of the Rebellion – Tra i prodotti seriali migliori degli ultimi anni, con una trama ricca di colpi di scena, eccezionali personaggi e l'attualissimo tema del rapporto tra uomo e potere. Per non parlare di un comparto grafico da urlo. In un futuro alternativo, l'impero di Britannia ha conquistato il Giappone, togliendogli ogni dignità e rinominandolo “Area 11”. Il giovane Lelouch intende vendicarsi sull'imperatore per motivi personali e, in suo aiuto, arriva la ragazza C.C. Quest'ultima dona al ragazzo il Geass, il potere dell'obbedienza. Ha inizio un percorso di potere tanto glorioso quanto doloroso. Imperdibile.

Naruto – Il ninja del Villaggio della Foglia ha ormai spopolato in tutto il mondo, grazie al manga originale (ormai prossimo alla conclusione nel nostro paese), alla serie televisiva ed ai film. Come non rimanere incantati dal protagonista Naruto, orfano dotato di grandi poteri che, grazie all'incrollabile fiducia in sé stesso, abbatte ogni limite? Infatti, siamo di fronte ad uno tra i personaggi più positivi degli anime, mosso da grandi ideali e dalle più nobili intenzioni. E' particolarmente lungo ma, a parere di chi scrive, merita assolutamente di essere seguito.

Cowboy Bepop – Leggendaria serie riportata in Italia nello splendore dell'alta definizione. Il gruppo di cacciatori di taglie guidato da Spike Spiegel potrà sembrarvi una brutta copia di Lupin ma la realtà è ben diversa. Ventisei episodi auto conclusivi dove, tuttavia, si muove anche una trama principale. Personaggi apparentemente stereotipati che hanno un' anima tutta loro. E che sono continuamente sospesi tra i ricordi del passato e la precarietà del presente. Non è un caso che abbia vinto numerosi premi e che, ancora oggi, non abbia perso nulla della propria essenza.



domenica 21 febbraio 2016

Carol - Recensione

CAROL – Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: Carol
Regia: Todd Haynes
Cast: Cate Blanchett, Rooney Mara, Kyle Chandler, Sarah Paulson, Jake Lacy
Nazione: Gran Bretagna, U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 118 min.
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita (cinema): 5 gennaio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


Carol” è emozione. E' cinema d' autore. E' eccellenza registica e recitativa. In breve, un capolavoro. Il film di Todd Haynes è assolutamente imperdibile e niente è fuori posto. Partiamo dalla trama, ispirata al romanzo “The price of salt” di Patricia Highsmith. Nella New York degli anni '50 nasce e si sviluppa un legame amoroso tra due donne, Therese Belivet e Carol Aird. La prima lavora come commessa in un negozio di giocattoli e conduce una vita al limite della monotonia, la seconda sta uscendo da un matrimonio fallito e lotta per continuare a frequentare la propria figlia. E' una relazione difficile che porta, inevitabilmente, entrambe le parti a delle scelte complicate. Quello di Todd Haynes, in questo prodotto, è un cinema di sguardi. Infatti, lo sguardo è una componente primaria dei rapporti interpersonali presenti nel film, specialmente quello tra le due protagoniste. Può essere intenso, sfuggente o filtrato attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica. Questo non può fare a meno di suscitare emozioni nello spettatore. E il merito è delle due attrici protagoniste, che spiccano in un cast complessivamente all'altezza. La classe e l'eleganza di Cate Blanchett non hanno pari e Rooney Mara si rivela, esteticamente ed interpretativamente, la sua perfetta controparte; inoltre, le attrici donano ai propri personaggi una profondità estremamente convincente. Carol, nonostante le sue fragilità, è una donna dal carattere forte, talmente forte da riconoscere la propria natura in una società ostile e, addirittura, di non soffocarla, anche se questo comporta un prezzo. Therese, nel momento in cui incontra la donna, abbandona la propria apatia e mette tutto in discussione, anche se spiegare questo sentimento può risultare assai difficile. Molto curati anche i rapporti tra i vari comprimari, la colonna sonora e la messa in scena. Il film, inoltre, non ha problemi di scorrevolezza e tratta il tema nella maniera giusta, concedendosi soltanto un paio di scene più calde. Il risultato è un film delicato, emozionante e assolutamente da vedere. “Carol” è un capolavoro, non perdetevelo.


IL MIO VOTO: 9,5/10

giovedì 18 febbraio 2016

L' angolo delle proposte - Febbraio e Marzo 2016

L'ANGOLO DELLE PROPOSTE
Consigli cinematografici da Febbraio 2016 a Marzo 2016
Articolo a cura di David Salvaggio


Questo periodo offre proposte molteplici e diversificate per andare al cinema. Per l'occasione, Salvacinema ha deciso di segnalare ai lettori i film più significativi e probabilmente degni di una visione sul grande schermo, con tanto di data di uscita ed informazioni flash.

The Danish Girl” - Esce il 18 febbraio
Il regista del musical “Les Misérables” Tom Hooper si affida al Premio Oscar Eddie Redmayne e all'affascinante Alicia Vikander per raccontare la metamorfosi estetica e psichica di un uomo che avverte il bisogno di cambiare sesso. La critica è un po' divisa ma forse una possibilità se la merita.

Deadpool” - Esce il 18 febbraio
Per i fan del supereroe Marvel è già un cult e non smette di riscuotere consensi. Il primo film dedicato al mercenario schizofrenico promette tanta azione, violenza e humour. Consigliato ai fan o a coloro in cerca di intrattenimento.

Il caso Spotlight” - Esce il 18 febbraio
Il cast è promettente, il tema trattato è spinoso. Giornalismo e cronaca nera. Candidato a 6 Premi Oscar. Indubbiamente da vedere.

Lupin III Il film” - Esce il 22 febbraio
Il primo film live action sul celebre ladro gentiluomo, il primo ad essere ufficialmente riconosciuto dal suo creatore. Vi basta?

Lo chiamavano Jeeg Robot” - Esce il 25 febbraio
Il primo vero film italiano sui supereroi è molto atteso e già sorprende tutti coloro che lo hanno visto in anteprima. Santamaria sembra in forma e le carte per un buon film d'intrattenimento sembrerebbero esserci tutte.

Room” - Esce il 3 marzo
La candidata all'Oscar Brie Larson in un dramma emotivamente forte, enormemente premiato dalla critica. Il rapporto tra una madre e suo figlio, l'impatto col mondo esterno.

Suffragette” - Esce il 3 marzo
Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e la strepitosa Meryl Streep insieme in un film dedicato alle suffragette e all'importante ruolo da loro ricoperto nella storia dei diritti femminili. Da non sottovalutare.

Legend” - Esce il 3 marzo
Un Tom Hardy sempre più in forma ricopre il doppio ruolo di due fratelli gemelli, diversamente impegnati nella malavita londinese. Un gangster movie interessante da scoprire.

Ave Cesare” - Esce il 10 marzo
E' il nuovo film dei fratelli Cohen. Probabilmente non occorre aggiungere altro.

The Boy and the Beast” - Esce il 15 marzo
Il nuovo film anime di Mamoru Hosoda, regista di “Wolf's Children”, approda anche in Italia per un evento speciale. Due esseri molto diversi e la storia del legame che li unì. Gli anime giapponesi hanno molta profondità e anche questo sembra non essere da meno.

Kung Fu Panda 3” - Esce il 17 marzo
Il panda guerriero più amato degli ultimi tempi torna nella sua terza avventura. E' tempo per Po di incontrare suo padre. Risate, azione e divertimento non mancheranno di certo.

Brooklyn” - Esce il 17 marzo
Un buon cast, una storia interessante e la candidatura a tre premi Oscar rendono appetibile questo film. Il pubblico lo ha approvato. Perchè no?

Truth – Il prezzo della verità” - Esce il 17 marzo
La splendida Cate Blanchett in un dramma sul giornalismo. Può essere una proposta.

Batman VS Superman Dawn of Justice” - Esce il 23 marzo
E' il cinecomic più atteso da tre anni a questa parte. Due tra i supereroi più famosi al mondo pronti a scontrarsi. E non sono i soli presenti. L'aspettativa è alle stelle. Da che parte state?


lunedì 15 febbraio 2016

The Hateful Eight - Recensione

THE HATEFUL EIGHT
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Hateful Eight
Regia: Quentin Tarantino
Cast: Kurt Russell, Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth, Walton Goggins, Michael Madsen, Bruce Dern, Demián Bichir, Channing Tatum
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 167 min.
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita (cinema): 4 febbraio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


La scia western avviata da Quentin Tarantino con “Django Unchained” prosegue con il suo nuovo attesissimo lungometraggio. L'ottavo film scritto e diretto dal regista statunitense porta il titolo di “The Hateful Eight” e sembrerebbe avere tutte le carte in regola per entrare nella leggenda. Almeno vedendo il trailer, il cast e l'eccellenza del maestro Morricone alla colonna sonora. La realtà, tuttavia, è ben diversa. Il film, infatti, si lascia guardare ma, escludendo alcune scene particolarmente degne di nota, fa rimpiangere decisamente i tempi de “Le iene” e “Pulp Fiction”. Partiamo dalla trama. Una tremenda bufera costringe otto individui alquanto particolari a dividere un capiente emporio, nell'attesa che le condizioni meteorologiche diventino più favorevoli. Tra di loro si trova il cacciatore di taglie John Ruth, la sua prigioniera Daisy Domergue, destinata alla forca, e il Maggiore Warren. Nonostante la tranquillità iniziale, l'equilibrio tra i personaggi è destinato a crollare. Qualcosa non quadra e qualcuno non è chi dice di essere. La narrazione sembra lineare ma in realtà non lo è affatto; i colpi di scena non mancano e, con pochi elementi, Tarantino è riuscito comunque a creare una sinossi abbastanza soddisfacente, nonostante il finale estremamente deludente. Il problema è che il film, per decollare, impiega davvero troppo. Nei primi 90 minuti circa, infatti, assistiamo ad una serie di dialoghi non particolarmente brillanti e, ad eccezione di alcune scene, si potrebbe provare una discreta sensazione di noia. Questo, tuttavia, non è totalmente negativo. In questa prima parte, difatti, Tarantino riesce a rendere ogni personaggio davvero ambiguo e mai trasparente. Purtroppo, questo buon proposito va a perdersi nella seconda parte. Lo spettatore riesce ad inquadrare tutti e gli “odiosi otto” si rivelano banali e superficiali, nel momento in cui vengono spogliati della loro ambiguità. La violenza repressa durante i primi capitoli del film esplode letteralmente e, con essa, arrivano di conseguenza il sangue e le scene splatter a cui ci ha abituato il regista statunitense. Fino ad arrivare ad una conclusione estremamente tirata via. La prova del cast è decisamente buona e, a spiccare maggiormente, sono Jackson, Russell e Jason Leigh. Ci si poteva aspettare qualcosa in più da Tim Roth e la presenza di Christoph Waltz, probabilmente, sarebbe stata più indicata. La maestria di Morricone alla colonna sonora si sente e anche la regia è decisamente buona. In definitiva, “The Hateful Eight”, nonostante si lasci guardare e mantenga alcune impronte del suo regista, poteva offrire sicuramente qualcosa in più. L'analogia con “Le iene” è inevitabile e questo non può non far pensare anche ad un calo di originalità nel cinema di Tarantino. Aspettando le prossime opere, una cosa è certa: i bei tempi sembrano decisamente lontani.


IL MIO VOTO: 6,5/10

martedì 9 febbraio 2016

Revenant - Redivivo - Recensione

REVENANT – REDIVIVO
Recensione a cura di David Salvaggio

Titolo originale: The Revenant
Regia: Alejandro Gonzalez IÑárritu
Cast: Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter
Nazione: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 156 min.
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita (cinema): 16 gennaio 2016
Prossimamente a noleggio ed in vendita in DVD e Blu Ray.


La nuova opera di Iñárritu apre un dibattito interessante e, sopratutto, estremamente lungo. Infatti, gli argomenti su cui discorrere per giudicare obiettivamente il film sono davvero molti. Sicuramente, “Revenant” rappresenta un caso di immedesimazione assoluta di un attore nel proprio personaggio. Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama. Hugh Glass e i suoi compagni cercano di proteggere le pelli che hanno ottenuto dagli attacchi degli indiani, viaggiando in un gelido Missouri. In seguito all'agguato di un orso gli eventi precipitano e Glass, in fin di vita, assiste ad un grave torto da parte dei suoi compagni e viene abbandonato al proprio destino. Le assai critiche condizioni fisiche e l'ostilità ambientale sono niente in confronto alla principale intenzione del protagonista: la vendetta. Analizzando il prodotto da un punto di vista prettamente estetico, assistiamo, senza esagerare, alla perfezione vera e propria. Infatti, la tecnica registica adottata è pressoché ineccepibile e, graficamente, il film è una vera e propria meraviglia. Inoltre, l'armonica geometria dell'inquadratura e i colori della pellicola lasciano veramente senza parole. A questa magnificenza estetica vanno aggiunti altri importantissimi fattori. Intanto, l'attore protagonista. DiCaprio, infatti, offre interamente il proprio corpo al suo Hugh Glass e recita principalmente con la sua fisicità ed espressività, poiché le sue battute si contano sulle dita di una mano. Il risultato è davvero straordinario e, vedendo gli immani sforzi provati dall'attore, l'Oscar sarebbe una ricompensa estremamente meritata. DiCaprio, tuttavia, non è il solo protagonista del film perchè anche l'ambiente ed i suoi suggestivi paesaggi sono parte attiva ed integrante della pellicola. Aggiungiamo anche una colonna sonora calzante di Sakamoto e i giochi sembrerebbero fatti. Ma non è così. Il film di Iñárritu si rivela particolarmente debole nell'impianto narrativo e nella caratterizzazione dei personaggi. Infatti, a tanta magnificenza estetica corrisponde una trama ridotta ai minimi termini, contraddistinta da un tema ormai abusato e, probabilmente, non sviluppato al massimo delle proprie potenzialità. I personaggi presentano una caratterizzazione standard, non troppo approfondita. Tom Hardy è un cattivo efficace ma segue canoni estremamente classici e la stessa cosa si può dire del resto del cast. Per quanto riguarda il protagonista, si può rimanere soddisfatti ma, probabilmente, poteva essere fatto qualcosa in più in fase di caratterizzazione. Purtroppo, non è finita. La pellicola, estremamente lunga, potrebbe risultare particolarmente lenta in determinati momenti e lascia piuttosto perplessi l'esagerazione presente in gran parte del film. Le vicende vissute dal protagonista si rivelano abbastanza inverosimili e si fa fatica a credere che, dopo tante peripezie, alberghi ancora la vita nel corpo di Glass. Buttandola sul ridere, si potrebbe quasi dire che qualunque supereroe Marvel o DC proverebbe invidia nei confronti del roccioso protagonista. In definitiva, “Revenant” è senza ombra di dubbio un bel film ma estetica e contenuto non si bilanciano a dovere. Iñárritu ha premiato il primo fattore a scapito del secondo. Sono scelte.


IL MIO VOTO: 7/10